AGI - Il caro-voli per le feste natalizie, denunciato anche dal presidente della Regione, Renato Schifani, continua a suscitare rabbia nei siciliani. un gruppo di giovani dell’associazione “Nun si parti” ha fatto irruzione questo pomeriggio all’interno dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo con striscione, megafono e volantini, questi ultimi distribuiti ai passeggeri appena atterrati.
“Tornare in Sicilia ha dei costi proibitivi, che durante i periodi di festa diventano così alti da risultare inaccessibili per milioni di siciliani che vivono fuori dall’isola. Si tratta principalmente di giovani emigrati per studiare o lavorare fuori, che pagano a caro prezzo la possibilità di tornare per riabbracciare i propri cari”, ha spiegato uno degli animatori del movimento, Giovanni Castronovo.
Un biglietto di andata e ritorno da Bologna costa non meno di 300 euro, che diventano 400 euro se si parte da Milano, mentre per andare e tornare da Roma, durante le vacanze di Natale, un siciliano non può spendere meno di 522 euro. Nello stesso periodo, un volo andata e ritorno Roma-Parigi costa "soltanto" 153 euro.
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— Blog Sicilia (@blogsicilia) December 12, 2022
Caro voli, scoppia la protesta all'aeroporto di Palermo, "L'emigrazione costa cara" - https://t.co/HO7pzUZCRm pic.twitter.com/Vp8imuxUfw
“Di fatto - aggiunge Castronovo - per i siciliani spostarsi agevolmente nei confini dello Stato non è un diritto, ma un lusso riservato a pochi. Chi non riesce a permettersi di pagare per dei voli costosissimi non ha il diritto di poter ritornare nella propria casa, di rivedere la propria famiglia anche per poco tempo. Ciò crea disagi enormi alle centinaia di migliaia di siciliani che sono obbligati a spostarsi continuamente dall'isola perché studiano, lavorano o vanno a curarsi fuori.
Il vero dramma è che i siciliani non abbastanza ricchi da potersi permettere di tornare a casa per Natale sono gli stessi che dalla Sicilia sono stati spinti alla fuga, perché le università non hanno abbastanza posti per accoglierli, perché per una visita in un ospedale siciliano si può attendere anche anni, perché qui di lavoro ce n'è ben poco, spesso a condizioni che rasentano la schiavitù.
Non si deve garantire la fuga dalla Sicilia per pochi spiccioli, si deve investire per permettere ai siciliani di restare, di avere un lavoro degno di essere chiamato tale, si deve investire per creare le condizioni affinché gli 800.000 siciliani, che dalla Sicilia sono stati buttati fuori dalla fame e dalla miseria, di tornare e di restare qui”.