AGI - Il triplice omicidio di Fidene è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi di sangue innescati negli anni da liti condominiali. Morti assurde, dove la rabbia, il rancore, il disagio sociale e psichico portano giorno dopo giorno alle estreme conseguenze questioni sulla carta facilmente risolvibili.
La 'madre' di tutte le tragedie scoppiate per una banale disputa condominiale non può non essere considerata quella conosciuta da tutti come 'la strage di Erba', nella quale i coniugi Olindo e Rosa Bazzi uccisero a sprangate e a coltellate la vicina di casa Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di appena due anni e tre mesi, la nonna del bambino e una vicina di casa attirata sul posto dalle le urla. È la notte dell'11 dicembre 2006, ma come scopriranno gli investigatori, colpo di scena dopo colpo di scena, tra le due famiglie era in corso una 'guerra' di vicinato dal Capodanno precedente.
Qualche mese prima alla periferia di Torino una persona era stata uccisa e altre due erano rimaste ferite a colpi di pistola: motivo, un problema di parcheggio all'interno di un cortile condominiale. Nel giugno dell'anno dopo, a Voghera, un'ex guardia giurata uccide a fucilate un vicino 80enne e la nipote di 68 anni per una piccola somma di denaro da dividere tra condomini: una breve fuga, poi l'alt dei carabinieri. "Ho fatto una follia", dice in lacrime ai militari. Secondo lui i due vicini erano 'colpevoli' di aver sostenuto la candidatura di un amministratore sgradito.
Viaggio a #Fidene, un esempio di gentrificazione malriuscita, più periferia della periferia, teatro della strage sorta da una riunione di condominio. https://t.co/48JiWuevbt
— Agi Agenzia Italia (@Agenzia_Italia) December 11, 2022
Il 2011 è un altro anno nero: a febbraio 2011 un muratore di 38 anni viene ucciso a colpi di pistola a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. Per l'omicidio viene arrestato il vicino di casa, un pensionato di 65 anni: i due litigavano da tempo per problemi d'acqua.
Alla vigilia di Natale, a Genzano di Lucania (Potenza), madre e figlia cadono sotto i colpi di fucile sparati da un 77enne, esacerbato dalla canna fumaria della lavanderia gestita dalla famiglia 'rivale': il contenzioso si trascinava da anni, tra scontri verbali e cause pendenti in tribunale.
La data è maggio 2015. Il motivo scatenante fu una banale lite tra fratelli per il bucato steso in cortile: un infermiere di 48 anni senza precedenti penali ma con la passione per le armi imbraccia un fucile da caccia e stermina quattro persone, tra cui la cognata e lo stesso fratello. "Ho fatto una cazzata", dice ai poliziotti prima di chiudersi nel più assoluto mutismo: uno dei cinque feriti muore dopo due mesi di coma.
Pochi giorni dopo, alla periferia di Roma, un uomo di 60 anni, pregiudicato, uccide con una coltellata al torace un vicino di casa al culmine di una discussione per alcuni rumori molesti.
Nel settembre scorso, un 34enne muore all'ospedale San Paolo di Milano dopo essere stato raggiunto da un colpo d'arma da fuoco sparato da un condomino di 72 anni: la vittima con un gruppo di familiari e amici aveva organizzato un barbecue nel cortile condominiale, suscitando le lamentele del pensionato. Dopo le lamentele, la lite. E dopo la lite, gli spari.