AGI. - Un triplice omicidio premeditato quello messo in atto da Claudio Campiti, il 57enne fermato ieri dai carabinieri dopo aver ucciso tre donne e ferito altrettante persone nel gazebo di un bar a Roma.
Per gli inquirenti, sono molteplici gli elementi che "depongono univocamente che la condotta di Campiti fosse stata premeditata fin nei minimi particolari", spiega una fonte.
E anche dalle audizioni degli inquirenti emerge chiaramente la pianificazione: "Ha chiesto espressamente una Glock calibro 45 che aveva già operato in passato" al poligono di tiro, "quindi un’arma che ben sapeva utilizzare", spiega un testimone.
L'uomo era andato al poligono verso le 9, ma "successivamente si è accertato che nella stessa mattinata Campiti ‘non si è visto sulla linea di tiro’".
Inoltre, si rileva in ambiti investigativi, "sa usare benissimo le armi, come si desume dal diploma di idoneità al maneggio delle armi, rilasciatogli nel novembre 2019, dalla scheda tecnica di maneggio armi corte, del 9 novembre 2019 – 30 colpi sul bersaglio su 30 sparati – e dalla circostanza che da anni è socio del ‘Tiro a segno Nazionale’ di viale Tor di Quinto a Roma".
Altro dato che avvalora la premeditazione, aggravante contestata dal pm Giovanni Musarò a Campiti insieme a quella dei futili motivi, è che il 57enne "da diversi anni non partecipava ad una assemblea del Consorzio, quindi – si sottolinea – già la sua presenza sul luogo dell’assemblea può ritenersi per certi versi ‘anomala’, tenuto anche conto del fatto che l’uomo risiede ad Ascrea, ad oltre 5 chilometri da Roma".
"La premeditazione emerge chiaramente anche da altri oggetti" trovati a Campiti, "tutti sintomatici di un piano omicidiario organizzato nei dettagli: un secondo caricatore con 170 colpi, 155 cartucce stesso calibro, un coltello a serramanico, una lama di 28 centimetri".