AGI – Una giornata cercando di restare umano in uno spaccato di giustizia che va trasformando i magistrati in “rider dei fascicoli”. Il giudice Giuseppe Battarino del Tribunale di Varese pubblica sul sito questionegiustizia.it il resoconto di un lunedì mattina in carcere a decidere sulla convalida dell'arresto del giovane Tommaso, lo chiama così richiamando il nome del protagonista di ‘Una vita violenta’ di Pasolini, spunto per una riflessione su come si stia svilendo, dal suo punto di vista, il ruolo del magistrato orientato sempre più a una visione “paraziendalistica della giurisdizione”.
Il buon compleanno del giudice
“L’addebito a carico di Tommaso è di rapina impropria: il furto in supermercato che diventa articolo 628, secondo comma, c.p. perché 'per mantenere il possesso della refurtiva e guadagnare l’impunità' ha aggredito l’addetto alla sicurezza che tentava di bloccarlo dopo le casse. La refurtiva sono quattro bottiglie di gin nascoste nello zaino. Ho notato leggendo gli atti che proprio oggi compie ventiquattro anni”.
La legge, spiega, richiede di sapere qualcosa di più sulle “condizioni di vita individuale, familiare e sociale" di chi ha davanti. E lui ci prova. “Per prima cosa, alla declinazione della data di nascita, gli faccio gli auguri, e capisce che in un’udienza di convalida di arresto ci si può anche scambiare un sorriso. Tommaso ha un diploma, è andato a lavorare all’estero per quattro anni, è tornato in Italia per vivere insieme al padre e a quel punto erano in due a casa a essere precari. L’ultimo lavoro come magazziniere è finito qualche mese fa”.
Le bottiglie, spiega il ragazzo, servivano per organizzare la sua festa di compleanno. Per la legge “sono beni non essenziali ma anzi di lusso”. “Credo di capire: per Tommaso avere la possibilità di esibire quei trofei, di stordirsi con gli amici, di fare serata, fa la differenza tra essere qualcuno e scivolare nella condizione di irrimediabile sfigato. Ed evitare di esserlo, alla sua età, rientra nei bisogni essenziali, non è un lusso” riflette il giudice.
Come si 'ripara' la vita di Tommaso?
Il magistrato pensa anche al significato della ‘giustizia riparativa’ incentivata dalla riforma Cartabia. “Quale formula esoterica che il decreto legislativo 150 del 2022 ci impone di scrivere quando si rinvierà qualcuno a giudizio aprirà una via riparativa? Perché qui si tratterebbe di riparare la vita di Tommaso, recuperare le occasioni che la scuola non gli ha concesso, permettergli di criticare i modelli di comportamento che decine di migliaia di ore di televisione e di social network gli hanno cucito addosso, farlo pensare a un’occupazione stabile e con le dovute garanzie come diritto e non come fortuna”.
Tutto questo finisce "senza nessun accenno a beni non essenziali, dentro l’ordinanza con cui Tommaso avrà un obbligo di firma che vuole essere una specie di promemoria; mi sento utilmente vessatorio nel mandarlo a firmare tra le 8.30 e le 9.30, vagamente genitoriale nel dirgli, in quel modo, ‘alzati presto’”.
Terminata l’udienza in carcere, il giudice va a una riunione organizzativa in tribunale. “Appena entro sento già echeggiare la parola chiave: smaltimento. Tanti fascicoli a Tizia, tanti a Caio, ma alla data del… sono stati smaltiti questi e non smaltiti quelli…, il programma di gestione prevede…, la perequazione… penne e matite che scrivono e sottolineano numeri” e ripensa a Tommaso: “Spero che chi lo giudicherà continui a credergli, per permettergli di avere fiducia in se stesso; spero che chi lo giudicherà non lo smaltisca nella discarica di una giustizia degli affari semplici, perché non sono semplici né quelle bottiglie rubate, né la vita di Tommaso”.