AGI - Gli italiani non hanno mai smesso di emigrare e in un anno il Bel Paese ha perso lo 0,5% della popolazione residente. Dove va chi lascia l'Italia? Prevalentemente in Europa (quasi tre su quattro), ma anche - come accadeva più di un secolo fa - oltreoceano, soprattutto in America Latina.
Da gennaio di quest'anno cittadini italiani iscritti all'Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero) sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia, con una crescita del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020.
Dalla XVII edizione del "Rapporto Italiani nel Mondo" della Fondazione Migrantes risulta che si tratta, in valore assoluto, di quasi 154 mila nuove iscrizioni all'estero e che oltre 2,7 milioni (il 47%) sono partiti dal Meridione (di questi, 936 mila circa, il 16%, dalla Sicilia o dalla Sardegna). Più di 2,1 milioni (il 37,2%) sono partiti dal Nord Italia e il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia.
Chi sono
Il 48,2% degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all'estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Si tratta, soprattutto, di celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). I divorziati (2,7%) hanno superato i vedovi (2,2%).
Prevalgono, come era prevedibile, i giovani (il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni) e i giovani adulti (il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni), mentre gli adulti maturi sono meno di uno su cinque (il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni) o anziani (il 21% ha più di 65 anni, ma di questi l'11,4% ha più di 75 anni). I minori sono appena il 14,5%.
Dove vanno
Il 78,6% di chi ha lasciato l'Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si e' diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania.
Da dove vengono
La Lombardia (incidenza del 19% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano a essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l'Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all'oltreconfine.
Il monito di Mattarella
"Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anni" ha rilevato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego. "A partire sono principalmente i giovani - e tra essi giovani con alto livello di formazione - per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie", osserva il Capo dello Stato.
"Il fenomeno di questa nuova fase dell'emigrazione italiana non può essere compreso interamente all'interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia", sottolinea Mattarella.