AGI - È stata la vista di un “calciatore del Milan” tra le corsie dell’ipermercato a suscitare in Andrea Tombolini un sentimento di invidia degenerato in furia omicida. È stato lo stesso quarantaseienne a raccontarlo alla gip Patrizia Nobile quale sia stata la causa di quel minuto di folla tra le 18.42 e le 18.43 di giovedì sera in cui ha accoltellato sei persone, uccidendone una e ferendone altre cinque, nel punto vendita del Carrefour del centro commerciale MilanoFiori di Assago.
“Quando ho visto che tra i clienti vi era un calciatore del Milan, ho provato invidia, perché lui stava bene ed io male. L’ho colpito quindi con un coltello che avevo in mano e potevo fermarmi lì, invece non so cosa mi è preso e ho cominciato a colpire anche altre persone”, ha detto nell’udienza di convalida di venerdì pomeriggio.
Il calciatore a cui si riferisce sembrerebbe essere Pablo Marì, uno dei feriti, che però non milita nel Milan ma nel Monza e che quella sera era a fare la spesa con la compagna e la figlia piccola. Una versione simile l’aveva già fornita la notte stessa dell'arrestato quando era stato interrogato, in presenza dell’avvocato d’ufficio Daniela Frigione, dal pm di turno Paolo Storari e dai Carabinieri: “Se devo descrivere un sentimento che ho avuto nell’occasione era quello di invidia perché le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male. Ritengo di avere un tumore e di dover morire”.
Poche ore prima Tombolini era stato sottoposto ad una gastroscopia con sedazione, a seguito della quale, nonostante le rassicurazioni mediche, “avrebbe iniziato a maturare pensieri ossessivi ipocondriaci, che avrebbero poi scatenato la furia omicida”, viene ricostruito nell’ordinanza che ha disposto per lui la custodia cautelare in un luogo di cura.
E questo perché - secondo la giudice Nobile - “nell’attesa di un auspicabile accertamento tecnico sull’imputabilità dell’indagato, gli elementi appena evidenziati inducono a ritenere particolarmente elevato il pericolo di recidivanza di delitti a base violenta della stessa specie”.
Il quarantaseienne, arrestato per l’omicidio di Luis Fernando Ruggeri, dipendente del Carrefour, e di quello duplice tentato di due delle sei persone accoltellate, resterà quindi piantonato dagli agenti della Polizia Penitenziaria nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Paolo.
Per la giudice Nobile quanto successo nell’ipermercato “difficilmente può restare un episodio isolato” alla luce del “carattere brutale ed efferato delle aggressioni e lo sproporzionato livello di violenza fanno emergere una personalità priva di freni inibitori, capace di manifestazioni di incontrollabile e brutale violenza. A ciò deve aggiungersi la considerazione che si è trattato di un raptus improvviso, di cui si ignorano ancora con precisione le cause”.