AGI - Quando "l'affettuoso saluto" è lanciato, tutti scattano in piedi: destra, sinistra e centro (quel che ne rimane). Nessuno si astiene dall'applaudire Francesco cioè Bergoglio, ora che Giorgia Meloni gli invia concreta dimostrazione della sua ammirazione. Lei, che in un libro scalatore di classifiche si era definita pecorella smarrita incapace di comprendere alcune sue posizioni (leggi: sui migranti).
Ora che è Presidente del Consiglio, e fitti rapporti si prevedono tra loro come capita a tutti i governi italiani, i toni sono più caldi, le parole più distese. Ma se Bergoglio è menzionato, non altrettanto vale per il Santo di cui egli porta il nome. Quel Francesco che solcava il Mediterraneo in direzione opposta ai migranti e andava a trovare Kamil degli Ayyubidi, a Babilonia d'Egitto. Eppure è il Patrono d'Italia, e ci starebbe bene un pensierino. Invece no, perché (nell'Olimpo? No. Nel Pantheon? Nemmeno) nel Nono Cielo di Giorgia i posti sono già tutti occupati, in particolare da due figure di santi che lei non omette di rammentare: Karol Wojtyla e, un po' più a sorpresa, Benedetto da Norcia.
Invece no, e se anche Gianni Alemanno da sindaco di Roma a San Giovanni Paolo II fece erigere una statua alla Stazione Termini (una storia non priva delle sue sofferenze, con l'opera costretta a subire alcune modifiche) è perché il suo essere europeo ma prima ancora polacco è stato sempre percepito a destra come la base dell'Europa proprio come la vogliono da quelle parti: delle patrie e delle nazioni.
Altro che l'Europa degli stati o, peggio ancora, dei banchieri. Infatti a Wojtyla, oggi, il Presidente del Consiglio ha dedicato una citazione diretta ed una, ancor più significativa, indiretta. Quando, cioè, Giovanni Paolo si gettò nella sua ultima crociata: quella per inserire nel preambolo della Costituzione Europea (poi di fatto abortita) un richiamo alle radici giudaico-cristiane del Continente. Come spesso capita alle crociate, finì in una sconfitta; ma non vuol dire, c'è sempre il momento della rivalsa. E del richiamo alla Atene di Pericle che invece finì dritto in quel testo nessuno si ricorda più. La citazione diretta, invece, è questa: "La libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell'avere il diritto di fare ciò che si deve". Un concetto caro a Peguy, quindi non originariamente wojtyliano, ma a questo punto si entra nel noioso campo degli esegeti.
Anzi, è forse a quest'ultimo che Meloni rivolge il pensiero più forte; nonostante ciò, è bene partire dal primo. Giovanni Paolo II è personaggio caro alla destra italiana: è lui che, nell'immaginario collettivo di quelle parti, ha sconfitto il demone rosso del comunismo. A voler essere avventati, la sua figura risulta essere molto simile agli occhi di certi appassionati di Tolkien a quella di Gandalf il Bianco con il suo bastone da pellegrino con cui respinge negli abissi delle tenebre il Bolg. Fascio di luce e guida degli hobbit l'uno, guida spirituale dell'Occidente tutto l'altro, critico convinto infine del materialismo di origine anglosassone e positivista, il che per i suddetti lettori di Tolkien è musica pura. Identità, Testimonianza, Verità. Tradizione. Se avesse voluto semplicemente un papa santo e respingitore di popoli distruttori della nostra civiltà, Giorgia Meloni non avrebbe avuto che l'imbarazzo della scelta, da Leone IV che bloccò Attila sul Mincio a Pio V ispiratore non solo spirituale della vittoria di Lepanto.
E Benedetto? Di lui noi siamo la stirpe, ha detto in sostanza Giorgia Meloni. Ma perché proprio di lui, che non fu baluardo contro invasioni barbariche o flotte armate della Mezzaluna? Perché fu lui a fondare l'Europa che iniziava ad emergere, in una nube di polvere e di sangue che neanche al Fosso di Helm, dallo scontro tra la civiltà romana e quella germanica.
Lo fece con la cultura, con la preghiera e con il lavoro. Un mite costruttore di pace che prese il monachesimo anacoretico e lo trasformò in cenobitico. Che poi, in fondo, è quello che Giorgia vorrebbe fare con la sua maggioranza di governo. Ma questo è volare troppo basso, sul contingente: Benedetto è invece patrono del Continente, e Meloni lo ha ricordato.
Inutile domandarsi allora il perché della citazione. Anche se sovviene, un po' maliziosa e quindi fuori luogo, un'osservazione. Benedetto infatti non è solo Benedetto. Benedetto, cioè, è anche Ratzinger che di lui volle portare il nome come Bergoglio ha fatto con Francesco. E citare l'uno, in fondo, è richiamare l'altro. E così ci si accorge perché, forse, nel Nono Cielo di Gioria Meloni non ci sia posto per un uomo venuto da Assisi.