AGI - Da quando sono esplosi i viaggi low cost la geografia si è impossessata delle nostre vite. E con essa anche le guide per farci conoscere i posti che vogliamo visitare. Ora che i viaggi si sono di nuovo contratti, causa pandemia, e le condizioni climatiche del nostro Pianeta non sono più tanto buone, a dettare i nostri spostamenti sono proprio quest’ultime.
Consultiamo di continuo il Meteo per evitare piogge torrenziali, tifoni, possibili disastri. E anche le guide, cosiddette “turistiche”, si stanno adeguando al cambio di regime ambientale per portarci a camminare lungo le strade dell’ignoto, dell’inimmaginabile finora: l’ambiente che non c’è più.
L’ultima novità editoriale è una Guida alla siccità lungo i deserti d’Italia, guida turistica vera e propria, che racconta gli effetti della desertificazione nel Bel Paese, che bello lo sta diventando sempre meno. Un’iniziativa che ha preso le mosse nell’ambito del progetto “Acqua nelle nostre mani” attraverso l’obiettivo del fotografo Gabriele Galimberti, che lo scorso 2021 si è aggiudicato il World Press Photo, l’ambito riconoscimento fotografico, vincendolo. Il progetto della “Guida ai deserti d’Italia” è un mix tra un gesto di provocazione e un atto di sensibilizzazione civile e culturale al tema della desertificazione incipiente del nostro territorio. Come a dire: non occorre andare nel Sahel, il deserto ce l’abbiamo già sotto e dentro casa.
L’obiettivo della “Guida turistica ai deserti d’Italia” è stimolare una forte reazione della collettività e proporre un uso più diligente dell'acqua raccontando e documentare tramite l'obiettivo fotografico le "mete turistiche" anomale per il nostro paese sulla via della desertificazione.
Si tratta dunque di un viaggio lungo lo stivale che si è protratto per tutto il periodo estivo e le cui foto, interviste e descrizioni dei luoghi hanno dato vita alla “Guida ai Deserti d’Italia” – in formato cartaceo e digitale e densa di dettagli e di consigli turistici – che invita le persone a visitare questi territori: fiumi diventati sentieri da trekking, laghi ridotti ad aride distese, paesaggi che nessuno si aspetterebbe di vedere e che, invece, sono reali. Del resto, sono i dati, oltre che le immagini, a raccontarlo, con il 70% della Sicilia, il 57% della Puglia, il 58% del Molise e il 55% della Basilicata a rischio desertificazione. “Territori e scenari di cui l'Italia, indubbiamente, non avrebbe bisogno”, si legge in una nota illustrativa di questa singolare quanto anomala Guida turistica.
Del resto che l’Italia sia oggi un paese a rischio desertificazione per oltre il 20% del suo territorio lo abbiamo appreso proprio quest’estate dall’emergenza idrica del Po, ancor oggi sotto la soglia di portata dell’acqua. L’obiettivo del fotografo ci conduce direttamente in Sicilia, Abruzzo, Marche, Toscana, Lombardia, Umbria, Emilia-Romagna e Molise, con focus particolare su fiumi e laghi. Luoghi che, nei prossimi mesi, diventeranno oggetto di una mostra fotografica a Milano mentre nell’ambito del progetto “Acqua nelle nostre mani” è stato sviluppato “un profondo impegno sul tema della tutela della risorsa idrica, con progetti concreti sul territorio per sostenere l’agricoltura e a combattere, grazie a interventi mirati e al supporto della tecnologia, la desertificazione”, si legge in una nota di presentazione della Guida.
In quest’ottica sono state recentemente presentate alcune iniziative concrete a sostegno di piantumazione e coltivazione dell’olivo, “pianta fondamentale per il mantenimento del corretto equilibrio ambientale e barriera naturale contro la desertificazione”.
Tant’è che l’intervento in Puglia - tra le regioni a maggior rischio desertificazione (57% del territorio) - ha visto la piantumazione diretta di oltre 500 alberi resistenti al batterio della Xylella in terreni ormai in disuso per via della desertificazione e un intervento di monitoraggio idrico delle coltivazioni “su un totale di 500 ettari distribuiti nella provincia di Brindisi, che garantirà un risparmio annuale(considerate le 20 settimane di stagione estiva) di oltre 150 milioni di litri d’acqua”.
A supporto di questo intervento – si legge ancora – “un ruolo cruciale lo avrà la tecnologia” innovativa come “Daiki”, di SmartIsland, startup siciliana selezionata nel 2021 nell’ambito di una Call for Startup dedicata, oggi già “in grado di rilevare, fin dal momento della piantumazione, dati climatici e idrici utili a monitorare il fabbisogno d’acqua delle piante, gestire l’apporto irriguo e prevenire le malattie”.
Tuttavia, suggerisce sia la nota che la Guida, ognuno di noi può dare il proprio contributo a questa causa già nella quotidianità, anche a casa. In che modo? Utilizzando ad esempio “lavatrice e lavastoviglie a pieno carico, riutilizzando l’acqua e bagnando fiori e piante con acqua utilizzata per altri scopi, irrigando campi e giardini la sera ed evitando di sciacquare i piatti a mano prima di metterli in lavastoviglie”. Semplici gesti che contribuiscono “al risparmio di 38 litri d’acqua a ogni lavaggio con importanti risultati di preservazione della risorsa idrica in questi anni”.