AGI - È un grido forte, intenso, emozionante quello che vibra nel cielo di Roma questa sera. La Comunità di Sant’Egidio, a conclusione della tre giorni di incontri sul tema della pace, declinata in tutte le lingue, organizzata nella Capitale. Un incontro sugellato dalla visibile emozione del Santo Padre che, contorniato dai rappresentanti di tutte le religioni sorelle, ha invocato ancora una volta l’unica strada, quella della pace nei diversi conflitti del mondo, non solo con riferimento all’aggressione russa all’Ucraina. "Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra – ha ammonito Papa Francesco - non cadiamo nella trappola dell'odio”.
Una “pace impura” – come è stata evocata domenica scorsa - svincolata dai tanti miti di “purezza” che conducono all’impotenza o, peggio, alla divisione, all’esclusione, alla violenza.
Proprio quella che deve condurre a “vivere il dialogo esplorativo ogni giorno”, come ci ricorda il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Perché “stiamo soffocando senza dialogo”. Un momento storico in cui si parla di guerra, ma mai di pace. Un momento in cui “più che alla diplomazia ci si affida ai messaggi bellicosi”.
Ed allora, per una sera, appare normale che sul palco si alternino Alicia Peressutti dall’Argentina con Esther Iweze Adaeze, quest’ultima a ricordarci l’inferno dei lager libici, delle prigioni, degli orrori, delle violenze, delle sopraffazioni su donne e uomini che scappano, appunto, dalle guerre senza pace.
O ancora dal rassicurante sorriso del presidente della Comunità che stasera si è fatta mondo, Marco Impagliazzo. “Basta con l'indifferenza per tacitare i vivi e i morti”. Laddove “milioni di persone” hanno un unico desiderio, espresso “in modi diversi”, un’unica volontà: 'Basta con la guerra!'.
Ed alla fine non può essere un caso che l’appello conclusivo, firmato da Papa Francesco e da tutti gli altri leader religiosi, sia letto da Elissar, rifugiata dalla Siria e oggi – grazie a Sant’Egidio - studentessa universitaria nella Capitale.
“Basta con la guerra, mai più guerra! Tacciano le armi. Si attivino presto negoziati per condurci a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura, si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari”.
In un 25 ottobre di sole il Colosseo è tornato il centro del mondo. Un mondo stanco di sentire parlare di guerra, con un’unica aspirazione: “parliamo di pace”. Una pace gridata se necessario, ma costruita nello spirito d’Assisi, d’accoglienza e fratellanza, non di odio, esclusione o sopraffazione.
Il grido angoscioso della pace, come quello di Papa Giovanni: “Pace Pace”, stasera, non ammette assenti.