AGI – A ottobre in Tribunale a Milano si discuterà il ricorso che, secondo uno dei suoi promotori, Gianluca Pini, maroniano, già segretario della Lega Nord Romagna tra il 1999 e il 2015, “può riportare al voto milioni di ‘vecchi’ leghisti che si sono astenuti alle elezioni perché non si riconoscono nella gestione di Matteo Salvini”.
“La data non è stata ancora fissata ufficialmente ma, da quel che sappiamo, sarà verso la fine del mese” anticipa all’AGI l’uomo che da tempo combatte per riportare sulle schede elettorali il vecchio simbolo della Lega Nord con Alberto da Giussano e senza il nome dell’attuale leader.
“Lo abbiamo chiesto per presentarci ad alcune elezioni amministrative ma ci è sempre stato negato”.
Il ricorso era stato presentato al Tribunale civile di Bologna, poi per competenza territoriale è finito a Milano. E’ stata respinta da un giudice la richiesta degli avvocati della ‘minoranza’ leghista di decidere con una procedura accelerata d’urgenza e dunque si va per le vie ordinarie.
Pini e gli altri appaiono ringalluzziti dagli esiti elettorali che hanno segnato un brusco arretramento in termini di consenso per Salvini: “Di cosa stiamo parlando? Di un partito che ha preso più voti in Basilicata che in Emilia Romagna. Qualcuno dice che il ridimensionamento delle Lega la riporterà a quando era un partito solo del Nord ma io dico ‘Magari…’ perché ora è un partito del sud che ha perso ogni contatto col nord. La via sovranista di Salvini, che conosco da 30 anni e non ho mai stimato, lui lo sa, non ha funzionato perché la gente, dovendo scegliere, ha scelto la sovranista originale. Del resto già tempo fa Giorgia, che è amica mia, mi disse ‘Ora mi mangio la Lega e Forza Italia e poi vado al governo’, è una molto determinata. Proprio come me che voglio far rivivere la Lega Nord”. A questo punto Pini e i suoi, che continuano a pagare il tesseramento al vecchio partito, sono convinti che si aprano scenari interessanti dove infilarsi “già alle prossime regionali se il giudice ci restituirà il vecchio simbolo”.
“Tanti ex militanti e amministratori leghisti non hanno votato e c’è un numero altissimo di persone che si sono astenute. E’ lì, tra chi considera la questione settentrionale e dell’autonomia del Nord ancora prioritarie, che potremmo trovare anche milioni di elettori”.