AGI - Entrarci è facile, basta scostare un cancello di ferro accanto a una parete tutta ruggine sulla quale sono affissi i manifesti di uno spettacolo teatrale ispirato a Ovidio in programma nella Valle dei Templi. Ci vogliono solo scarpe comode per non inciampare nei rifiuti disseminati ovunque e un po’ di coraggio a inoltrarsi nei sotterranei.
Doveva essere un parcheggio pubblico a cinque piani con architettura accattivante da 9 milioni di euro, a pochi metri dalla Questura, dai carabinieri, dalle Poste, dal Comune, dalla Prefettura. E’ diventato l’’hotel’ dei migranti che arrivano ad Agrigento e si affollano al terminal della stazione dei bus di piazzale Fratelli Rosselli accanto a ciò che resta di quel progetto, mai finito per varie traversie burocratiche, risalente a dieci anni fa: un osceno scheletro di cemento annerito con i pilastri in cima circondati da assi di legno marcite col tempo.
“Sappiamo che possiamo rifugiarci lì” spiegano all’AGI alcuni uomini molto giovani appena arrivati dalla Tunisia e dall’Egitto “dopo un viaggio agitato in mare”.
Il segnale fresco delle vite in transito nelle ultime ore sono le borse rosa che vengono consegnate dall’accoglienza a chi sbarca da Lampedusa con dentro gli abiti per scaldarsi dopo la traversata. I migranti che dormono o si riparano qui per un po’ di tempo le hanno abbandonate prima di mettersi in cammino salendo su uno dei bus. Ci sono materassi con coperte e cuscini luridi, piatti di plastica, bottigliette di acqua, succhi di frutta e Coca Cola, tanti vestiti tra i calcinacci, tavoli in legno di fortuna. Odore di urina.
In più, oltre alle testimonianze del passaggio dei migranti, anche rifiuti lasciati da chi interpreta questo posto come una discarica in pieno centro, senza regole.
Nel luglio scorso, il Tribunale di Agrigento ha condannato il Comune a risarcire un milione e mezzo di euro alle imprese coinvolte nel progetto che avevano chiesto, e hanno ottenuto, la risoluzione del contratto imputando all'ente pubblico gli ostacoli che hanno bloccato la costruzione.
Giuseppe Di Rosa, ex vicepresidente del consiglio comunale e ora responsabile regionale ‘Trasparenza enti locali’ del Codacons, spiega che “gli ultimi interventi pubblici risalgono al 2014 quando ci fu, su mio impulso, lo sgombero delle baracche dove vivevano stabilmente rom e immigrati. Da allora è diventato l’hotel dei migranti nell'indifferenza generale. E’ ora che il Comune riconsegni alla città questa opera in un punto così strategico”.
Nel piazzale, un ragazzino dorme sulle scale del cinema Astor, anch'esso abbandonato da molti anni dopo la chiusura. Stringe la borsa rosa di chi lo ha accolto sull'isola.