AGI - "Io sono già morto, l'ho uccisa io, io l'ho uccisa per la mia dignità e il mio onore": un mese dopo la scomparsa deall 18enne Saman dalla casa di Novellara, nella Bassa Reggiana, spunta questa terribile confessione del padre Shabbar, intercettato al telefono con un parente in Italia nel giugno 2021.
L'intercettazione è agli atti del processo per la morte di Saman Abbas, la ragazza di origine pakistana di cui si sono perse le tracce dalla notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021: per gli inquirenti sarebbe stata assassinata, perché rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa.
Il processo, che vede imputati i suoi familiari, è stato fissato per il 10 febbraio 2023: oltre ai genitori, il 46enne Shabbar Abbas e la 47enne Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan, alla sbarra ci sono tre familiari di Saman arrestati nei mesi scorsi all'estero, in Francia e in Spagna: lo zio 34enne Danish Hasnain, ritenuto l'autore materiale dell'omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz (28enne) e Nomanhulaq Nomanhulaq (35 anni). Un delitto per l'onore, sullo sfondo di una ragazza che voleva vivere all'occidentale, che chiama in causa un' intera famiglia, avvolta nell'omertà.
Lo stesso parente dell'intercettazione, che avrebbe ricevuto anche alcune telefonate minacciose dal padre della ragazza in cui osteneva di essere stato rovinato, riferisce agli atti - secondo quanto si legge nell'informativa di 80 pagine dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia agli atti del processo - "che avrebbe giurato a Shabbar che non ne avrebbe parlato con nessuno".
Saman era arrivata in Italia dal Pakistan nel 2016: a dare l'allarme della sua scomparsa, il fidanzato 'italiano' Saquib, che non ha mai voluto crederla morta. Già un anno prima della sua scomparsa, la 18enne si era rivolta ai servizi sociali per denunciare i genitori per maltrattamenti e induzione al matrimonio.
Poi era rientrata a casa, tentando di riavere i suoi documenti. Tra gli atti del processo, anche il filmato della telecamera di sicurezza che ha registrato gli ultimi istanti di vita di Saman, che esce di casa accompagnata dai genitori la notte della scomparsa.
Il 22 settembre dello scorso anno, la prima svolta nelle indagini: l'arresto, a Parigi dello zio, tra i principali indiziati del presunto omicidio.
Più volte si è sembrati vicini alla soluzione del giallo, quantomeno con il ritrovamento del corpo della ragazza a lungo cercato nelle campagna dell'Emiliano, e altrettanti sono stati gli 'stop' all'indagine che però non si è mai fermata in ambito italiano, europeo e internazionale.
Le ricerche della vittima sono state sospese il 12 luglio 2021, dopo 67 giorni col fiato sospeso, a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, nell'area rurale dove si presume possa essere stato sepolto il corpo, nelle campagne vicino all'azienda agricola dove lavorano i parenti.
Si è scavato in vari punti del terreno, cercato in serre, pozzi e porcilaie, anche con l'aiuto dei cani più addestrati messi a disposizione dalla polizia tedesca del land della Baviera: sono state usate tutte le ultime tecnologie, compresi due archeologi volontari.
In seguito, le indagini dei militari dell'Arma sono diventate più 'tecniche', mentre si attendono ancora risposte delle autorita' del Pakistan dopo la richiesta di estradizione inoltrata per poter consegnare alla giustizia italiana i familiari latitanti.
Il ministero della Giustizia ha disposto l'inserimento dei nomi del padre e della madre di Saman nella banca dati Interpol, cosa che equivale a una richiesta di arresto, ovunque siano. Una volta che i due saranno localizzati o arrestati dalle autorità di polizia locali, il ministero inoltrerà la domanda di estradizione.
Solo testimone coraggioso contro la famiglia, il fratello 16enne di Saman, che ha confermato la sua testimonianza anche nel corso dell'incidente probatorio del 18 giugno dello scorso anno. Il minore ha confermato davanti al gip quanto aveva già riferito agli inquirenti in precedenza: ovvero che a uccidere la sorella sarebbe stato lo zio Danish Hasnain. Sarà ora il processo a dover chiarire ruoli e responsabilità.
Intanto, il fratello della ragazza scomparsa è stato affidato a una struttura protetta per il pericolo di ritorsioni. Recentemente, la Regione Emilia Romagna, tramite la Fondazione Vittime dei Reati, ha deciso di sostenerlo economicamente visto il difficile futuro che dovrà affrontare senza l'appoggio dei familiari.
"Un ragazzo - ha sottolineato la Regione - che ha reso una testimonianza fondamentale per le indagini, ribellandosi all'omerta' familiare".