AGI - In cinque avrebbero estorto denaro ad un imprenditore agricolo del Barese per 10 anni, dal 2008 al 2018 e in parte del 2020.
Dopo la denuncia presentata dall'uomo e le indagini condotte dai carabinieri, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, dei presunti autori, tutti residenti tra Bari, Triggiano e Rutigliano, tre sono finiti in carcere, uno ai domiciliari, l'altro con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, con l'accusa di usura, estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di sostanza stupefacente e favoreggiamento.
Le indagini hanno fatto emergere che un 41enne, in concorso con la madre 67enne e un 72enne di Bari, con il ruolo di mediatore, a fronte di un prestito concesso all'imprenditore, nei primi mesi del 2008, di complessivi 40.000 euro, avrebbe imposto la corresponsione di interessi usurai pari a 4.000 euro mensili, fino a pretendere, in seguito al ritardo nel pagamento delle rate, interessi di mora fino a 9.500 euro mensili.
In dieci anni, dunque, la vittima avrebbe corrisposto agli aguzzini tra i 300 e i 400 mila euro e venduto sottocosto anche beni di famiglia come un appartamento e alcuni veicoli agricoli. Il 41enne e il fratello 46enne, inoltre, tra il 2008 e il 2018, avrebbero costretto la vittima a corrispondere loro le somme illecitamente pretese a titolo di interessi usurai, mediante l'uso di violenza e minaccia, con diverse aggressioni fisiche e con frasi del tipo "ti spacco i denti", "ti uccido", "so dove vivi e ti vengo a cercare", il tutto avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla appartenenza del 46enne al clan Parisi.
In una circostanza la vittima, a seguito dell'aggressione subita, è stata ricoverata in ospedale per trauma cranico e contusione alla piramide nasale, mentre in un altro episodio sarebbe stata presa a calci, schiaffi e ginocchiate.
Le minacce sarebbero state rivolte anche nei confronti dei familiari dell'imprenditore, tanto che la sorella aveva deciso di emigrare negli Stati Uniti.