La Procura di Piacenza indaga a carico di ignoti sulla diffusione del video dello stupro di domenica sera su siti, testate giornalistiche e sul profilo Facebook di Giorgia Meloni.
Il reato ipotizzato è 'diffusione senza consenso di materiale riproducente atti sessuali'. "Sono disperata, sono stata riconosciuta per colpa di quelle immagini" ha detto lunedì la vittima agli inquirenti che l'hanno sentita per ricostruire l'accaduto.
La donna di origine ucraina vive e lavora in Italia da molti anni. Sulla diffusione delle immagini ha aperto un'istruttoria anche il Garante della privacy.
Il filmato della violenza per la quale è stato arrestato un richiedente asilo della Guinea è stato girato da un cittadino che ha anche chiamato i soccorsi ed è fiinito rapidamente in rete provocando uno scontro tra la leader di Fratelli d'Italia e il segretario del Pd, Enrico Letta che ha definito "indecente" la pubblicazione sul social della rivale. "Mi vergogno francamente di leader che usano uno stupro per attaccare me" aveva ribattuto lei.
Il video nel frattempo è stato rimosso dal profilo di Meloni. L'articolo 734 bis del codice penale ipotizza un reato a carico di chi "porta a conoscenza di un numero indeterminato di persone le generalità o l'immagine della vittima, senza il suo consenso, attraverso modalità che comunque consentano di poter risalre alla persona offesa".