AGI – Il fumettista Zerocalcare è il nome più noto al pubblico ma figurano anche tanti accademici e giuristi nella raccolta di firme che sta girando in queste ore per chiedere la liberazione dei quattro appartenenti al sindacato Si Cobas finiti ai domiciliari il 19 luglio con l’accusa di associazione a delinquere.
Tra i sottoscrittori della petizione, scritta in italiano e inglese, ci sono docenti e ricercatori di tutto il mondo delle università Normale di Pisa, del Sussex, di Londra, Glasgow, Brasilia, Plymouth, Wharwich, Middlesex, Lisbona, Porto, Amburgo, Toronto, Piemonte Orientale, Politecnico di Torino e di molti altri atenei.
Presenti anche i nominativi di sindacalisti della Cgil “L’impianto accusatorio mira a una pesante delegittimazione dell’attività sindacale – si legge nell’appello - mettendo sotto la sua lente l’organizzazione di un conflitto collettivo, le forme di autofinanziamento per sostenere l’attività e il fatto che vengano strappate a imprese locali e multinazionali più denaro e migliori condizioni di lavoro. Ma ci chiediamo cos’altro dovrebbe fare un sindacato precisamente”.
Nei prossimi giorni si svolgerà davanti al Tribunale del Riesame di Bologna l’udienza in cui sarà discussa l’istanza di revoca delle misure cautelari promossa dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini. “Basta leggere il capo d’imputazione per rendersi conto dell’illogicità delle accuse” dice Straini all’AGI.
Secondo la Procura di Piacenza, gli indagati avrebbero costituito un gruppo criminale finalizzato a commettere più delitti, tra i quali violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e sabotaggio. In questo contesto, avrebbero “alimentato il conflitto all’interno dei magazzini provocando scontri con la parte datoriale, così accrescendo il proprio potere e, usciti vittoriosi dal conflitto, ottenendo l’affiliazione all’associazione di più lavoratori, assicurandosi i proventi di tessere e associazioni”.