AGI - È ancora socialmente pericoloso, Giovanni Brusca: tanto che il questore di Palermo chiede e ottiene per il collaboratore di giustizia la sorveglianza speciale, con una serie di limitazioni di quella libertà personale che l'ex boss di San Giuseppe Jato (Palermo) aveva riconquistato alla fine di maggio del 2021.
La decisione è stata adottata dal Tribunale di sorveglianza di Roma, città in cui l'autore della strage di Capaci e dell'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo ha scontato 25 anni di carcere.
Liberato per fine pena, secondo quanto si è appreso, Brusca avrebbe dato segni di possibile ritorno a frequentazioni di pregiudicati e di vicinanza ad ambienti criminali, cosa che ha fatto scattare la richiesta del questore Leopoldo Laricchia.
Ora sarà sottoposto a obblighi di firma, non potrà uscire di sera e prima di una certa ora al mattino e gli sarà vietato in maniera assoluta incontrare gente con precedenti penali.
La scarcerazione del boss aveva scatenato polemiche interminabili, con proteste da parte dei familiari delle vittime: ma i 25 anni da lui trascorsi in cella (sia pure con benefici carcerari e permessi periodici) sono il massimo della detenzione per i collaboranti che non tornano a commettere reati.