AGI - Giunto sulle rive del Lago Sant'Anna, luogo di pellegrinaggi e guarigioni da tempo immemorabile, Papa Francesco si volgerà a nord, a sud, a est e a ovest e, seguendo una tradizione dei nativi americani, benedirà i quattro punti cardinali con un segno di croce.
Poi farà lo stesso con le acque del lago, nel cuore del Canada dei popoli precolombiani, e così pace si spera sarà fatta: con gli indigeni, con il Creato.
E la Chiesa potrà tornare a non vergognarsi del suo pesante passato, che qui vuol dire appoggio attivo e volenteroso alle pratiche inumane di assimilazione dei non europei. Sarà un "pellegrinaggio penitenziale", lo ha detto lo stesso Bergoglio domenica scorsa.
Non un viaggio apostolico, si noti: vuol dire che non si va a dire qualcosa, ma ad ascoltare e, semmai, parlare in tono dimesso. Il Papa lo farà, rinunciando ad usare l'italiano.
Si esprimerà, in tutti e nove gli interventi previsti dal programma, in spagnolo che in fondo è pur sempre la seconda lingua del continente americano. Giornate intense, di spostamenti su tre fusi orari nel solo Canada, senza contare le otto ore di viaggio che costituiranno la sola andata, da Roma a Edmonton nell'Alberta.
Lo scorso mese il ginocchio malato ha costretto Sua Santità a saltare un giro, il viaggio africano in Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Ci teneva moltissimo, il che la dice lunga sull' intensità della sofferenza patita.
Adesso, si fa sapere dalla Santa Sede, il dolore permane anche se le cose vanno meglio. Quanto basta per non essere costretti a cancellare anche questo appuntamento; ma si vedrà giorno per giorno, non si può sapere.
E la sedia a rotelle che tante volte lo ha accompagnato in queste ultime settimane in Italia, finirà probabilmente nella stiva, pronta all'uso. Incerta la presenza a bordo, eventualmente, di un fisioterapista.
Si escludono comunque particolari modalità di assistenza di tipo fuori dell'ordinario, anche se in viaggio, andata o ritorno che sia, quando saluterà i giornalisti a bordo del suo volo, chissà se resterà in piedi o preferirà sedersi.
A sostenerlo nella lunga trasferta i cardinali Ouellet e Czerny, entrambi di origini canadesi. Giovanni Paolo II fu in Canada tre volte, l'ultima nel 2002. Furono viaggi molto diversi, anche se pur sempre aperti alla questione dei Nativi, che rappresentano tra l'altro una fetta non indifferente della comunità cattolica del Paese.
Doppia la loro sfida, attaccati come sono come minoranza culturale e, sempre più spesso, anche religiosa. Inutile dire che il Canada è società secolarizzata come poche altre. Numerosi, ad Edmonton, anche i canadesi di origine ucraina: difficile immaginare che Bergoglio non avrà nemmeno una parola anche per loro.
Nelle ultime settimane, del resto, ha aumentato gli appelli per l'Ucraina martoriata dalla "pioggia di missili" dei russi.
Programma in pillole: domenica partenza alle 9,00, atterraggio ad Edmonton; lunedì incontri con le First Nations; martedì messa allo Stadio di Edmonton e partecipazione al Lac Ste. Anne Pilgrimage con Liturgia della Parola; mercoledì incontro con il premier Justin Trudeau e con i Rappresentanti delle Popolazioni Indigene; giovedì a Quebec messa e vespri con vescovi, sacerdoti e seminaristi; venerdì incontro con i popoli del Quebec; sabato, prima di ripartire, quello che sarà un momento saliente, l'incontro con gli e alunni delle Scuole Residenziali.
In altre parole: le strutture dove venivano portati a forza i figli dei Nativi, a farne a forza di violenze dei cittadini rispettabili e di pura cultura d'origine europea. Le tombe di molti di loro disseminano adesso i giardini di quegli istituti.
Lenire, curare, chiedere perdono: un pellegrinaggio di contrizione, in cui le folle applaudiranno, accompagnando i trasferimenti in auto del Papa, battendo sui tamburi.
Ma in quell'automobile viaggerà un uomo dolorante, mentre loro lo vedranno passare e sarà anche rivivere l'offesa antica: una sofferenza che si rinnova. Chissà se basterà alla catarsi, se basterà per il perdono.