AGI - “We drovǝ o͡ut orks from the gre͡at gatǝ and gard”. E ancora: “Under grass ne͡ar Mirror Merə [but moǝr] kamǝ”. Il testo, che qui riportiamo a titolo esemplificativo, è in inglese, tuttavia non segue le normali e usuali regole ortografiche, ma s’avvicina però alla pronuncia effettiva nel mentre le parole tra le parentesi quadre sono invece delle integrazioni.
Le frasi riportate all’inizio sono dunque la traslitterazione della prima pagina del “Libro di Mazarbul”, contenuto nel progetto originale di J.R.R. Tolkien, celebre per aver scritto “Il Signore degli Anelli”, testo che - nell’ambito dell’universo “finzionale” del suo autore - la Compagnia dell’Anello rinviene nelle miniere di Moria.
Si tratta, perciò, di un brillante quanto efficace gioco filologico con il lettore, che però purtroppo Tolkien non riuscì a portare a compimento nel corso della sua vita.
Stiamo più semplicemente parlando d’una “lingua inventata” di sana pianta, in questi casi per un gioco, in altri per aspetti di tipo ricreativo, artistico e d’intrattenimento. I confini sono però molto labili, nient’affatto netti.
Dunque, “una lingua costruita”, ad hoc, su misura di esigenze d’invenzione e suggestione narrativa. C’è da aggiungere che i manoscritti originali del “Libro” furono pubblicati poi postumi dal figlio di Tolkien, Christopher, insieme a una presentazione di parte del testo, ben 44 anni or sono ormai.
Da allora la conoscenza del contenuto del “Libro di Mazarbul” è rimasta però sostanzialmente ferma, ma ora dal 13 al 20 luglio il Dipartimento di Lingue e Letterature e straniere e Culture Moderne dell’Università di Torino ospita una mostra, un workshop e un convegno internazionale proprio sulle lingue inventate, con al centro il testo del “Libro” di Tolkien.
Il workshop, in particolare, è a cura di Edouard Kloczko, accreditato studioso delle lingue dell’opera di Tolkien e fondatore della World Elvis Language Association (WELA), il quale si è posto l’obiettivo di offrire un approccio alle lingue elfiche così come lo stesso J.R.R. Tolkien le ha “realmente” costruite, ma dal 14 al 15 luglio a Torino si sono concentrati i maggiori esperti mondiali di ConLangs, cioè le “lingue costruite”.
L'obiettivo della conferenza I-CONlangs 2022 è stato, appunto, quello di costituire un forum accademico per la condivisione a livello internazionale di conoscenze e risultati relativi alla teoria, alla metodologia e alle applicazioni nel campo, attualmente ancora poco approfondito, degli studi sulle “conlang”.
Il convegno ha puntato perciò a mettere in contatto i ricercatori interessati a indagare le diverse dimensioni dello studio dell’invenzione di lingue (conlanging) e delle lingue inventate stesse, “fornendo un'opportunità per accademici e linguisti in vari campi al fine di colmare questo divario di conoscenze e promuovere la ricerca sull'argomento da una prospettiva scientifica”, questo il suo obiettivo.
Lingue inventate ad uso di tv e mondi fantasy
Una attenzione particolare è stata poi riservata al fenomeno delle “artlang” (ovvero “artistic languages”), le lingue inventate per universi finzionali (letterari, cinetelevisivi ecc.).
In anni relativamente recenti, infatti, l’enorme successo di alcune produzioni cinematografiche e televisive nella costruzione degli universi finzionali (le artlang) hanno avuto “un ruolo centrale che ha infatti contribuito in modo decisivo a sdoganare presso il grande pubblico il fenomeno dell’invenzione di lingue”, specialmente per scopi artistici, i quali da “vizio segreto” - come lo definiva J.R.R. Tolkien all’inizio degli anni Trenta - giunge a essere fenomeno di costume e parte integrate dell’industria dell’entertainment.
Obiettivo della mostra, invece, è illustrare il progetto originale di Tolkien relativo al Libro di Mazarbul, e rendere partecipe il pubblico della scoperta di quanto si cela nelle pagine del Libro, offrendo la ricostruzione completa dei manoscritti e la presentazione di sezioni mai decifrate prima d’ora.
Attraverso le pagine del “Libro di Mazarbul” cui ci si riferisce nelle pagine de “Il Signore degli Anelli”, i visitatori vengono pertanto guidati alla scoperta di ciò che realmente accadde alla compagnia dei Nani alla riconquista di Moria in modo da poter conoscere e apprezzare meglio la creazione tolkieniana, gli alfabeti e la concezione stessa della lingua secondo lo scrittore nel suo fantastico e fantasioso mondo, inventivo e inventato.
Ma perché proprio una conferenza sulle lingue inventate oggi? Alla domanda, la professoressa Elisa Corino, che con Roberto Merlo e Simone Bettega del Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne dell'Università di Torino, ha coordinato l’incontro, risponde così a Repubblica: “Siamo tutti linguisti che nella nostra esperienza di insegnamento si sono resi conto che gli studenti hanno difficoltà nell'analisi della lingua ma soprattutto ci siamo accorti che facciamo esempi con lingue naturali, esistenti, ma di cui loro non immaginano chi siano i parlanti. Non sono lingue vicine a loro. Lo sono invece le lingue dei mondi fantasy, come i Klingon, o delle serie tv come Games of Thrones. E questo ha riscontri anche in termini di motivazione”.
Per poi aggiungere: “Il linguista c'è molto nella nostra realtà ma è poco visibile. È sufficiente pensare ad Alexa o a Google home, dove per la programmazione c'è un informatico affiancato da un linguista. Con le lingue inventate, invece, si ha la punta dell'iceberg perché emerge un'applicazione più pop”.
Per il momento, conclude la professoressa, il lavoro del dipartimento di linguistica torinese è “un esperimento, vediamo che stanno nascendo in Italia piccoli gruppi di studio, e questo per noi è un punto di partenza per riflettere insieme su come si inventa la lingua e come si insegna linguistica".