AGI - Erano due amici: l’amicizia della passione comune di scrivere noir e gialli, della stima, dell’allegria dei pranzi ritagliati nella fretta di Milano.
Quando Gianluca Ferraris si è ammalato, poco più di un anno fa, un giorno ha telefonato a Franco Vanni che in quel momento era al supermercato e aveva capito che l’amico stava male ma non così male. Con una voce sottile, gli ha detto: “Vanni, ti devo chiedere una cosa importante, è la mia ultima volontà. Devi finire di scrivere tu ‘La Mantide’”. “Gli ho risposto di getto promettendogli che lo avrei fatto col massimo dell’energia e dell’impegno che implicava un’amicizia come la nostra. Dopo avere messo giù mi sono chiesto però se ne sarei stato capace”. ‘La Mantide’, edizioni Piemme, è dal 28 giugno in libreria.
La rivelazione dell'assassino
Come si finisce di scrivere il libro di un amico? “Nelle settimane successive abbiamo cominciato a sentirci ancora più del solito, alla fine con dei vocali perché la sua voce diventava sempre più affaticata. Finché mi ha rivelato la cosa più importante: chi era l’assassino. Ora tocca a te, si è raccomandato, costruire il meccanismo narrativo che porti alla sua scoperta e poi riprendere il libro a ritroso e disseminarlo di indizi”.
A un certo punto i contatti si interrompono: Gianluca sta sempre peggio. “Ci siamo salutati come sarebbe piaciuto a lui, senza formalismi, continuando a discutere di quel libro e di altri libri. Io ero un suo fan già quando l’ho conosciuto, nel 2015. Siamo diventati super amici e da allora non è passata settimana senza che ci sentissimo. Era uno scrittore straordinario e un uomo buono e umile”.
Gianluca Ferraris è morto a 46 anni per un tumore il 14 marzo di quest’anno.
Il viaggio a Genova "per vedere il suo mare come lo vedeva lui"
“Quando ho preso in mano il libro, era già bellissimo. Il mio compito, da scrittore di gialli e da amico, era solo quello di non fare dei danni. I personaggi già delineati alla perfezione col protagonista, l’avvocato Lorenzo Ligas, che era già emerso nella sua opera precedente, ‘I perdenti’. Quel libro, a detta della critica, aveva segnato per Gianluca un salto di qualità grazie anche alla figura di Ligas, un avvocato divorziato, incasinato, sul filo dell’alcolismo con un approccio morale e professionale che hanno alcuni penalisti con la missione di dimostrare l’innocenza di chi è accusato ingiustamente”.
Nella scrittura, “Gianluca è sempre stato con me. Nella mia testa era la sua voce a rileggermi il testo. All’inizio la cosa mi ha sorpreso, poi ci ho fatto l’abitudine, infine mi ci sono affezionato. Ora che abbiamo finito il lavoro la sua voce mi manca. Mi guidava, mi suggeriva, mi contraddiceva. E aveva ragione. Laura Cappon, sua moglie, mi ha aiutato a entrare nella sua testa e a immaginare come avrebbe sciolto dei dilemmi narrativi”.
L’editor Francesca Lang e l’agente Piergiorgio Nicolazzini “hanno fatto di tutto in modo commovente per farlo uscire prima che lui mancasse ma non ci sono riusciti”. Prima di concludere 'La Mantide', “un libro in tutto e per tutto di Gianluca, con anche lo stile di Gianluca che ho cercato di riprodurre leggendo e rileggendo i suoi vecchi libri”, Vanni è andato a Genova, nel quartiere sopra lo stadio dove era nato e cresciuto l’amico. “Volevo vedere il mare con gli occhi coi quali l’aveva visto lui, vivere le sue emozioni, pensare con la sua testa. Volevo che fosse il libro di Gianluca e credo che lo sia diventato”.
Una parte dei proventi derivanti dalla vendita saranno devoluti alla ‘Fondazione Carlo Ceper’ per la lotta al linfosarcoma.