AGI - "Siamo già in una situazione di crisi. I ghiacciai che hanno sempre alimentato i fiumi si stanno consumando. Stiamo andando verso una vera e propria desertificazione". A parlare con l'AGI è il noto glaciologo italiano Franco Secchieri, interpellato sul rapido scioglimento che si sta verificando sui ghiacciai alpini, secondo alcune previsioni destinati a rudurso di almeno due terzi entro il 2100.
"Prendiamo ad esempio il Po come fiume che serve per irrigare", ha aggiunto Secchieri, "il Po è come un'arteria che dal cuore, in questo caso i ghiacciai, porta il sangue, ovvero l'acqua, alle varie parti del corpo che per noi sono i campi coltivati: se non c'è più acqua come fanno a sopravvivere le coltivazioni e tutto ciò che ne consegue?".
Per Secchieri "è importante capire come i ghiacciai, con le loro dinamiche e con i loro tempi di risposta, siano degli strumenti naturali che ci consentono di capire il clima, ovviamente quello del passato che siamo in grado di ricostruire grazie alle tracce che ci lasciano".
"I ghiacciai non solo caratterizzano il paesaggio dell'alta montagna ma sono soprattutto le più importanti riserve d'acqua e quindi determinano anche le situazioni relative ai corsi d'acqua".
"Il perdurare della siccità, la carenza di acqua e le copiose precipitazioni nevose sempre più rare, nell'arco di pochi anni potrebbero mettere a serio rischio anche il turismo invernale con tutta la sua filiera già pesantemente colpita dalla pandemia di coronavirus", ha sottolineato il glaciologo originario di Rovigo, "la carenza idrica globale non consentirebbe la messa in moto degli impianti di innevamento artificiale: i cosiddetti 'cannoni' sono da energia elettrica e dagli ugelli spruzzano acqua".
"Le stazioni sciistiche sotto i mille metri sono destinate a scomparire, ad oggi è prematuro parlare di rischio innevamento artificiale ma come si farà se mancherà l'acqua? Negli ultimi anni le piste da sci sono molte di più rispetto a 30 anni fa. Aggiungiamo anche che il cliente è molto più esigente".
Secchieri nella sua analisi parte dalle campagne glaciologiche che si effettuano per valutare le condizioni delle masse gelate a fine estate. "L'acqua al momento c'è, ma per quanto tempo ancora? Non pensiamo a ciò che accadrà fra 80 anni ma limitiamoci ai prossimi due-tre mesi. Se analizziamo le condizioni attuali dei ghiacciai la situazione è tragica. Non c'è più neve e le temperature sono elevate: due condizioni che portano allo scioglimento del ghiaccio - ha spiegato all'AGI il glaciologo -. Dal punto di vista climatico noi usiamo i 30 anni come unità di misura. È dal 1985 circa che la situazione va via via degradandosi causa i bilanci di massa sempre negativi (rapporto nevicate e neve sciolta per fusione, ndr) e i ghiacciai che si sono dimezzati sia come volume che nella superficie. Più fa caldo e più l'onda termica penetra nel manto nevoso. Quando i ghiacciai diminuiscono di spessore affiorano le rocce che attirano calore e quindi aumenta la fusione. Aggiungo che la neve è sempre più sporca, c'è polvere, è meno bianca per tanti motivi e quindi diminuisce l'albedo, ovvero la sua capacità di riflettere la luce solare e quindi del calore".
Parlando della situazione attuale, Secchieri ha aggiunto, "durante lo scorso inverno ha nevicato poco, le riserve non si sono formate e le temperature di questi giorni hanno già portato ad una situazione di bilancio negativo ancor prima di entrare nel cuore dell'estate: stiamo andando verso una vera e propria desertificazione". In merito ai comprensori sciistici che coprono il ghiacciaio con grandi teloni di plastica, Secchieri ha ricordato che "al passo del Tonale coprono le piste con l'obiettivo di preservare la neve ma oltre ai costi", si è chiesero, "alla fine dell'estate quanta neve sono riusciti a conservare?".
Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe essere anche un rischio per gli alpinisti. "Il crepaccio terminale ci sarà sempre ma il ghiacciaio si sta frammentando quindi potrebbe aumentare la presenza di crepacci ed il rischio di frane o crolli già visti nelle scorse estati".