AGI - Dal Covid alla guerra, scrivendo falsità, senza soluzione di continuità. Nessun cambio di passo ma solo di scenario. Sono 91 i siti identificati da NewsGuard di Misinformation Monitor, la newsletter sulla disinformazione con dati esclusivi provenienti da sei paesi, che nel 2021 dopo aver pubblicato disinformazione sul Covid-19 sono passati a farlo anche sulla guerra in Ucraina.
E di questi 91, più della metà – ovvero 57 in tutto – sono siti attivi su Facebook, Twitter o sul canale YouTube. Il monitoraggio del centro di ricerche di NewsGuard certifica anche che mentre gli account di questi siti sono stati sospesi, “dei 57 siti ancora attivi sui social media 43 sono su Twitter, 41 su Facebook e 23 su YouTube” mentre molti sono attivi su più di una delle piattaforme.
Ma allo stesso tempo, avverte NewsGuard, “sugli account social di questi siti, non compaiono avvisi da parte delle piattaforme riguardo al fatto che le informazioni condivise provengono da fonti non affidabili”. Ma intanto accade anche che “alcuni di questi 91 siti hanno visto i propri account social venire sospesi senza una spiegazione chiara e trasparente da parte delle piattaforme” ciò che fa ritenere che pratiche simili non aiutino affatto “gli utenti a comprendere di quali fonti di informazioni possano fidarsi”.
Tre di questi siti, inseriti nella lista dei social media più seguiti, hanno un seguito che viene ritenuto importante con oltre 3 milioni di follower su Twitter, 1,5 su Facebook e 1,47 milioni di abbonati su TouTube con un riverbero esponenziale di false informazioni diffuse.
Un esempio delle false informazioni diffuse? È presto detto: si va da Il virus che causa il COVID-19 contiene "inserti simili all'HIV", il che suggerisce che sia stato prodotto artificialmente a “la tecnologia 5G dei telefoni cellulari è collegata all'epidemia di Coronavirus” oppure “gli Stati Uniti stanno sviluppando armi biologiche appositamente progettate per prendere di mira persone di etnia russa”. Le false informazioni si ripetono di continuo nel loro refrain, ormai da mesi, fino all’ultima fake news: Il massacro di civili a Bucha, in Ucraina, “è stato una messa in scena”.
Conclude la ricerca di NewsGuard: dei 91 siti considerati, 23 continuano a ricevere entrate attraverso la pubblicità programmatica, ospitata da piattaforme pubblicitarie come Google e MGID. Secondo l’analisi del centro di ricerche sulla disinformazione, “i siti traggono profitti dalla pubblicazione di disinformazione su un determinato tema”. Sia esso il Covid o la guerra in Ucraina.