AGI - Giornata di sciopero per il mondo della scuola e mobilitazione di piazza per i sindacati. La voce si è levata unitaria contro le nuove norme del governo varate con un decreto legge 36 che, in alcuni suoi articoli, prevede novità sul fronte della formazione e del reclutamento dei docenti.
Norme che ai sindacati non piacciono e che respingono al mittente perché, sostengono, decise "senza un confronto".
Per questo oggi si sono ritrovati - in 7mila, secondo le loro stime - in piazza Santi Apostoli a Roma: insegnanti, ma anche personale tecnico, amministrativo, studenti, per dire no all'approvazione in Parlamento del provvedimento in questione. Sotto accusa il merito ma anche il metodo.
"Il governo cambi strada sulla scuola pubblica - ha ammonito dal palco Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil - pensavamo che dopo la pandemia ci sarebbe stato un atteggiamento molto diverso. Invece si procede a colpi di decreto legge senza un confronto con le organizzazioni sindacali, senza chi nella scuola lavora ogni giorno".
E poi, ha proseguito: "Ci si inventa un sistema di formazione per pochi, che non è formazione, finanziato con il taglio degli organici e si ripensa il sistema di reclutamento dopo un anno che era stato approvato sempre con decreto. Non si danno risposte ai precari e tutte le promesse sono state disattese. Abbiamo quindi tanti motivi per essere in piazza".
In piazza anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ha spiegato che "oggi il diritto alla formazione e alla conoscenza è fondamentale per combattere le disuguaglianze e la precarietà. Oggi - ha sostenuto - lo sciopero non riguarda solo la scuola, ma oggi vogliamo dire che il problema della scuola e dei suoi investimenti, deve diventare un elemento strategico del governo. Oggi non e' cosi' e i provvedimenti presi sono sbagliati perche' non si interviene per decreto su materie che riguardano la contrattazione".
Per il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, i precari "sono stati usati come scudo politico. Non c'è volontà di risolvere il problema. Noi di idee ne abbiamo cento, ma non c'è volontà" ha accusato.
E poi, ha aggiunto: "Si sta cercando di trasformare la scuola di questo paese. Dopo le forze dell'ordine, il presidente della Repubblica e il Papa, la scuola è l'istituzione più amata dagli italiani.
E vi pare il caso di metterci le mani sull'unico elemento che ha la fiducia dei cittadini? Vuol dire che c'è qualcosa sotto. La scuola rappresenta la base della democrazia e della partecipazione - ha sottolineato - quando ai docenti tocchi il ruolo e la missione, si arrabbiano".
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ha puntato il dito contro l'aspetto contrattuale ed economico: "Abbiamo un contratto scaduto da 3 anni e 5 mesi per il cui rinnovo il Governo ha stanziato la cifra irrisoria di 40-50 euro mensili di aumento. Una vergogna che offende chi alla scuola dedica tutta la propria professionalità. I docenti e tutto il personale della scuola meritano molto più".
Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, però ha invitato a leggere bene il testo difendendolo punto per punto. "Credo che la lettura dei testi effettivi sarebbe utile in questo momento" ha sostenuto.
Tagli? "Non solo non c'è intenzione di fare dei tagli ma di fronte alla riduzione prevista di bambini" che "dal 2021 al 2032 saranno 1 milione e 400mila in meno in classe", "noi manteniamo tutte le risorse per la scuola", ha spiegato.
E ancora, sul fronte dei prof: "Il provvedimento dice che dal 2026-27 in avanti in presenza di una forte riduzione degli studenti, in realtà l'aggiustamento sarà di 2mila insegnanti all'anno anziché di 130mila, bisogna fare sempre il confronto con la situazione che si ha di fronte".
La replica arriva anche per quanto riguarda la contrattazione sindacale. "L'altra cosa che occorre precisare - ha proseguito - quando i sindacati dicono che queste cose vanno trattate con il sindacato, io dico che sono d'accordo tanto è vero che nel dl diciamo per tre volte che la materia viene rimandata alla contrattazione sindacale. Quindi anche su questo io ho l'impressione che ci siano state letture un po' affrettate".
Quindi, ha assicurato, che non c'è "nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica".
Però, a proposito dello sciopero di oggi e della percentuale di adesione, ancora non resa nota ufficialmente, ha sottolineato: "Noi abbiamo i nostri dati ma ho un grandissimo rispetto dei sindacati e delle rappresentanze. Ma in ogni caso al di là del numero c'è un significato politico".