AGI - Operazione "Intero mandamento". Arrestati i vertici delle famiglie mafiose del mandamento della Noce-Cruillas.
La polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha arrestato 9 persone (8 in carcere e una agli arresti domiciliari), per associazione di tipo mafioso ed estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.
Ecco gli indagati dell'operazione "Intero mandamento", condotta da Squadra Mobile e Sco della Direzione centrale anticrimine diretta dal prefetto Francesco Messina, stanotte nel mandamento mafioso Noce-Cruillas che ha consentito di arrestare i vertici della cosca.
A partire da quello che è ritenuto il reggente: Carmelo Giancarlo Seidita, 47 anni, ritornato al suo posto dopo essere stato per lungo tempo detenuto.
Un ruolo di vertice che - secondo gli investigatori - sarebbe stato favorito in passato dai fratelli Lo Piccolo, i quali dopo averlo formalmente "combinato" avrebbero lo avrebbero poi posto al vertice del mandamento.
Nove i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare (8 in carcere e 1 ai domiciliari) disposti dal gip di Palermo, Alfredo Montalto: Giacomo Abbate, 33 anni; Salvatore Cinquemani, 42 anni; Angelo Di Stefano, 42 anni; Daniele Formisano, 48 anni; Giovanni Giordano, 50 anni; Vincenzo Landolina, 34 anni. Arresti domiciliari per Francesco Scaglione, 76 anni. Le indagini sono state coordinare dal procuratore aggiunto della Dda della Procura di Palermo Paolo Guido e dai sostituti Dario Scaletta e Giovanni Antoci.
Le indagini della Squadra Mobile e dello Sco
Le indagini iniziate nel 2020 e condotte dalla Squadra mobile di Palermo e dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, ha consentito di ricostruire l'organigramma dei clan del mandamento che comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas/Malaspina ed Altarello. Si tratta, per 5 di loro, di condannati a vario titolo per l'appartenenza a Cosa nostra. Documentata l'ascesa al vertice del mandamento Noce/Cruillas di colui, Carmelo Giancarlo Seidita, che sarebbe ritenuto l'attuale capo, dopo un lungo periodo di detenzione in carcere. La sua ascesa ai vertici di Cosa nostra sarebbe già stata favorita, negli anni passati, dai fratelli Lo Piccolo, alla presenza dei quali, peraltro, sarebbe stato 'combinato', e posto a capo del gruppo mafioso.
Il boss avrebbe riorganizzato e imposto nuove regole nel mandamento, attraverso riunioni che sarebbero state registrate dalla polizia giudiziaria, rese riservate dai partecipanti, secondo un collaudato 'protocollo di riservatezza', consistente nell'avviarsi, senza telefonino, in lunghe passeggiate in strada con i vertici delle altre famiglie mafiose. La riorganizzazione avrebbe comportato l'ascesa di uomini di sua totale fiducia e il contestuale ridimensionamento di quelli ritenuti nel mirino delle forze dell'ordine. Individuato anche il 'cassiere' della famiglia ('u vacilieddu').
Le estorsioni erano a tappeto, con l'imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali, strategia questa criticata da alcuni affiliati poiche' sarebbero state coinvolte attività di poco conto, creando malcontento. Nel corso di una riunione del vertice mafioso, sarebbe stato rimproverato al capo famiglia della Noce, questa strategia che puntava a riportare sotto il totale controllo della famiglia mafiosa delle attività economiche.
Rilanciata la necessità del rispetto delle regole di Cosa nostra e spasmodica sarebbe risultata, inoltre, la ricerca di nuovi affiliati rispettosi delle regole di comportamento imposte, compresa quella secondo la quale non sarebbe consentita l'affiliazione di soggetti imparentati con appartenenti alle forze dell'ordine, eccezione che sarrebbe stata fatta per il capo famiglia della Noce il quale tuttavia si sarebbe lamentato di non essere riuscito a ricoprire una gerarchia criminale piu' alta proprio a causa di questa "macchia", motivo che, tra l'altro, l'aveva spinto a troncare ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi.
Le nuove leve avrebbero dovuto possedere la capacità di porsi con autorevolezza e avere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività criminali, vietando di commettere azioni non rispettose del codice di Cosa nostra. Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare, anche un furto di un'auto o in un'abitazione avrebbe ingenerato l'irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, cosi' come emerso in corso di indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi.
Anche l'occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all'autorizzazione mafiosa, scegliendo gli eventuali beneficiari di fatto. Nessuna attività produttiva sfuggirebbe alle attenzioni di Cosa nostra, dal negoziante all'ambulante; tutti gli esercenti sarebbero soggetti alle presunte pretese del pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l'autorizzazione prima di avviare i lavori. Ne sarebbe la dimostrazione l'autorizzazione all'installazione di alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona, l'autorizzazione all'acquisto di un parcheggio con il preciso divieto all'avviamento dell'attivita' di autolavaggio, o per la ristrutturazione di immobili.
Nel corso di un episodio un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante stesse attraversando un periodo di difficoltà economiche, alle pretese estorsive avrebbe risposto in modo ritenuto oltraggioso all'emissario di Cosa nostra. In un altro caso un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l'ammonizione che, dove non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita.
Questore di Palermo, spezzata rete intimidatoria
Con l'operazione antimafia 'Intero mandamento' della polizia di Stato, "è stato disarticolato - afferma il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, "il mandamento mafioso della Noce, arrestando il presunto capo mandamento e o capo famiglia di Cruillas/Malaspina, Noce e Altarello. Capi e stretti collaboratori che avevano steso una rete intimidatoria sui quartieri, riscuotendo il pizzo da imprenditori di tutte le attività, anche le più piccole, gestendo le piazze di spaccio, indicando e autorizzando le stesse occupazioni abusive di immobili e, naturalmente, controllando lo spaccio in tutto il mandamento".
Il controllo del territorio del mandamento della Noce/Cruillas che comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas/Malaspina ed Altarello, a Palermo, era capillare, come emerso dall'operazione "Intero mandamento" della polizia di Stato. Emerge anche questo dall'operazione "Intero mandamento" della polizia di Stato, che ha colpito il mandamento Noce-Cruillas, con 9 arresti.
Le estorsioni, esercitate a tappeto, non risparmiavano nessuna attività commerciale, per quanto piccola, tanto da suscitare malcontento e timori in più di qualche affiliato. Ma anche un furto di un'auto o in un'abitazione provocava l'irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso nel corso dell'indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori e evitare ulteriori episodi. Persino l'occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all'autorizzazione mafiosa, scegliendo anche gli eventuali beneficiari di fatto.