AGI -L'arcivescovo di Bologna, cardinal Matteo Zuppi, e' il nuovo presidente della Conferenza Episcopale italiana. "Papa Francesco ha nominato il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. A dare l'annuncio ai Vescovi è stato il Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione del Santo Padre"
Zuppi, 66 anni, nominato da Papa Francesco arcivescovo di Bologna e poi creato cardinale, è da sempre vicino alla Comunità di Sant'Egidio. È stato vescovo ausiliare di Roma Centro, e rappresenta la figura del "prete di strada" molto cara al Pontefice.
Nel corso degli ani è stato in grado di creare una forte intesa con la Chiesa bolognese, pur essendo profondamente romano. Questo grazie a un costante dialogo non solo con i mondi degli esclusi e di quelli che Francesco chiama "gli scarti", come anche con circoli più progressiti o impegnati nel sociale, ma anche con l'anima della Chiesa di Bologna più titubante nei confronti delle direttrici proposte da Bergoglio.
La lettera che aiuta a comprenderlo
Per capire la figura e la matrice culturale di Matteo Zuppi la cosa migliore - dopo aver considerato il suo ruolo di mediatore per la pace in Mozambico e di parroco a Torre Angela a Roma - potrebbe essere la rilettura di una Lettera alla Costituzione che lui stesso scrisse lo scorso anno, in piena pandemia con tutti i problemi sociali - e non solo - che ne derivavano.
"Ti voglio chiedere aiuto perché siamo in un momento difficile e quando l'Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare. E poi che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?", scriveva il prelato,
"Stiamo vivendo un periodo difficile. Dopo tanti mesi siamo ancora nella tempesta del Covid. Qualcuno non ne può più. Molti non ci sono più. All'inizio tanti pensavano non fosse niente, altri erano sicuri che si risolvesse subito, tanto da continuare come se il virus non esistesse, altri credevano che dopo un breve sforzo sarebbe finito, senza perseveranza e impegno costante. Quanta sofferenza, visibile, e quanta nascosta nel profondo dell'animo delle persone! Quanti non abbiamo potuto salutare nel loro ultimo viaggio! Che ferita non averlo potuto fare".
"Quando penso - aggiungeva il cardinale - a come ti hanno voluta, mi commuovo, perché i padri costituenti sono stati proprio bravi! Erano diversissimi, avversari, con idee molto distanti, eppure si misero d'accordo su quello che conta e su cui tutti - tutti - volevano costruire il nostro Paese".
Per il cardinale di Bologna "non si può vivere senza speranza" e quindi "non e' possibile star bene da soli, perché possiamo star bene solo assieme". La Costituzione allora ricorda che "dobbiamo imparare che c'è un limite nell'esercizio del potere e che i diritti sono sempre collegati a delle responsabilità collettive", che "i diritti impongono dei doveri", che ognuno è "chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre insieme agli altri".
La Carta, insomma, chiede "a tutti di mettere le proprie capacità a servizio della fraternità", perché la societa' "non è un insieme di isole ma una comunità fra persone, tra le nazioni e tra i popoli".
La lettera ripercorre poi i principi e i diritti fondamentali della Carta, richiamando vari articoli e sottolinea che "la libertà non è mai solo da qualcosa ma per qualcosa", e perché un'attività o una funzione concorra al progresso materiale o spirituale della società è chiamata a trasformarsi da "libertà da" in "libertà per". E ribadisce che "l'educazione, la casa e il lavoro sono indispensabili per vivere".
Il cardinale Zuppi, nella sua lettera, chiede di superare "gli interessi di parte" e di esprimere un nuovo e vero "amore politico", come richiama papa Francesco nell'enciclica "Fratelli tutti". E infine lancia un appello alla pace, al disarmo, riprendendo l'eredità storica di chi ha saputo unire dopo la guerra.
"Avevi nel cuore - scrive Zuppi rivolgendosi sempre alla Carta - l'Europa unita perché avevi visto la tragedia della divisione. Senza questa eredità rischiamo di rendere di nuovo i confini dei muri e motivo di inimicizia, mentre sono ponti, unione con l'altro Paese".