AGI - “Ci troviamo nel bel mezzo di quella che può essere considerata la prima e precoce ondata di calore del 2022. In questi giorni sono soprattutto le regioni centro-settentrionali ad essere interessate da temperature abbondantemente superiori alle medie del periodo". Questo è quanto emerge dalle ultime stime dei ricercatori del progetto Worklimate, dedicato alla lotta alle conseguenze dello stress termico sui lavoratori, che proprio in questi giorni è giunto ad una fase fondamentale del proprio lavoro con l’avvio di una vasta sperimentazione sul campo di una web app in grado di fornire previsioni sul rischio caldo e sugli effetti in ambito lavorativo, personalizzate per varie località, specifiche caratteristiche dei lavoratori e vari scenari espositivi coordinato da Marco Morabito, ricercatore del CNR, Istituto per la bioeconomia.
"Nonostante le temperature massime giornaliere nel mese di maggio generalmente nelle località di pianura oscillino tra i 20 e 24 gradi Celsius - sottolinea Morabito - l’anomalia termica osservata in questi giorni e quella prevista per i prossimi porterà il termometro a superare spesso i 30 gradi Celsius, condizioni quindi che potranno essere particolarmente critiche nel settore occupazionale soprattutto quando i lavoratori sono impegnati in attività lavorative intense e/o utilizzando dispositivi di protezione individuale che limitano la sudorazione, oltretutto senza adeguata acclimatazione in questo periodo dell’anno”.
Il team di ricerca del progetto ha anche testato di recente la funzionalità di diversi indumenti in grado di ridurre la temperatura corporea e quindi – potenzialmente - di migliorare le condizioni di lavoro di chi li indossa. “In questi giorni secondo i nostri dati sono già previste condizioni di rischio legate a caldo moderato e localmente alto (soprattutto domenica e lunedì) per alcuni scenari espositivi, come esposizioni al sole e lavoratori impegnati in attività fisiche intense, in molte regioni dell’Italia centro-settentrionale. A più lungo termine, è probabile un nuovo peggioramento della situazione termica a partire dagli ultimi giorni di giugno con temperature nuovamente sopra la media. È un esempio concreto di come la situazione climatica metta sempre di più sotto pressione il mondo del lavoro e di come sia necessaria una prevenzione dei possibili danni adeguata e basata sui dati. La nostra web app affronta proprio questo tema. Grazie ad una collaborazione con la società di servizi Veritas, operante in diversi settori a Venezia, questa estate la testeremo sul campo con 50 addetti alla sicurezza, ciascuno addetto alla sicurezza di un gruppo di lavoratori. Questi responsabili sfrutteranno le capacità previsionali della nostra web app su caldo e lavoro per i loro compiti di supervisione, fornendoci i dati – attraverso dei questionari appositamente preparati - per migliorarla in base al confronto con le loro esperienze e esigenze.”
Morabito chiarisce che il loro sistema di previsione già ha dato buona prova di sé arrivando ad essere utilizzato l’estate scorsa da alcune regioni come Puglia, Calabria, Molise e Basilicata, per emanare ordinanze relative al lavoro nei campi, con l’obiettivo di evitare conseguenze dannose per i lavoratori legate al caldo eccessivo. “
Ma è evidente, aggiunge Morabito, che la nuova fase di test ci permetterà di arrivare ad un livello di precisione, soprattutto in relazione alle condizioni delle singole tipologie di lavoratori, decisamente maggiore”. Non è solo la prevenzione, comunque, il campo di azione di Worklimate. Nell’ambito del progetto sono stati testati, su lavoratori e in camera climatica su apposito manichino – in grado di fornire informazioni su temperatura e sudorazione - anche indumenti capaci di ridurre la temperatura corporea.
“Ve ne sono di diversi tipi anche già in commercio – ha spiegato Morabito – ma andava valutata la loro reale efficacia. Quindi con i colleghi dell’INAIL abbiamo testato in primo luogo in laboratorio, sul manichino apposito, degli indumenti ventilati, dotati di ventole che permettono attraverso il ricircolo dell’aria nella zona lombare di alleviare gli effetti del caldo su tutto il corpo. Così come abbiamo testato su alcuni lavoratori dei gilet refrigeranti ad evaporazione, che vengono immersi in acqua e poi sfruttano il processo di evaporazione dell’acqua stessa per trasferire il calore corporeo all’aria. In entrambi i casi quello che è emerso è che può risultare addirittura controproducente utilizzare questi indumenti in acuzie, quando - per chiarirci - si è già accaldati e sudati, ma invece è necessario utilizzarli fin dall’inizio delle operazioni lavorative per ottenerne dei benefici senza controindicazioni. Così come è necessario immaginare di adeguare taglie e misure alle concrete condizioni di lavoro del singolo operatore. Per far fronte a questo e ad altri problemi stiamo progettando un protocollo per il corretto utilizzo che metteremo alla prova la prossima estate.”