AGI - “Stamattina mi ha chiamato un ragazzo e mi ha detto: “Posso ancora candidarmi sindaco? Ah, non si può più? Peccato…”.
Marco Pipperi, il primo cittadino di Robecco d’Oglio, 2332 abitanti al confine tra Cremona e Brescia, accarezza la fascia tricolore ripiegata sulla sua scrivania: “Visto com’è bella? L’ho fatta appena lavare, è pronta per il Commissario”. I termini per presentarsi come candidato alla sua successione sono scaduti sabato 14 maggio alle ore 12. Troppo tardi per il giovane aspirante.
Il piccolo Comune in mezzo alle campagne solcate dall’affluente del Po non avrà un nuovo sindaco visto che Pipperi, 47 anni, scaduto il terzo mandato non può ripresentarsi e l’amministrazione sarà affidata a un uomo o una donna di nomina prefettizia.
“E io non mi do’ pace a non avere un successore perché questo non è un Comune con dei problemi particolari, anzi”, spiega all’AGI mostrando i vasti e bei locali della settecentesca Villa Barni della Scala, sede del municipio.
Elenca le virtù: “Non abbiamo debiti e i bilanci sono sani; gli edifici pubblici sono tutti a norma e ben sistemati; le strade quasi tutte asfaltate; le comunità di migranti, per lo più indiani che lavorano nelle cascine, sono ben integrate. Abbiamo un’età media un po’ più alta della media, ma c’è un bel gruppo di bambini e ragazzi che qui possono frequentare asilo, primaria e secondaria; c'è tanto volontariato e un'associazione culturale molto attiva”.
E allora, perché i rattangoli sui muri destinati ai manifesti elettorali sono desolatamenti liberi? Nicola, che sta pulendo gli angoli della strada dalle erbacce e dai petali di papaveri appassiti, dice la sua: “Non sono per nulla stupito, credo che nessuno voglia prendersi la responsabilità, basta una firma sbagliata, e lo vedo anche io che lavoro per una municipalizzata delle pulizie, e sei finito”.
Il signor Luigi ha 78 anni e arriva con un bello sprint nel parco della Villa comunale. Idee chiarisime e rudi: “Solo un cretino potrebbe pensare di candidarsi. Se non sei un delinquente, non sei tutelato. Chi rispetta le leggi è un imbecille. Sono solo guai”.
Di coinvolgimenti in inchieste della Procura nella storia di Robecco ce n’è solo uno: “Successe a un ex sindaco a assessore di lungo corso - ricorda Pipperi -. Finì in un’indagine per un affidamento diretto dato a un’impresa per risolvere in fretta un problema alle fogne per cui si allagarono le case dei robecchesi. Ma era il 1992, anno di Mani Pulite, e in un clima da caccia alle streghe era facile finire davanti ai magistrati”.
Non lontano da qui, a Crema, la sindaca Stefania Bonaldi è stata da poco archiviata dopo essere stata indagata per lesioni colpose perché un bambino si era schiacciato le dita nella porta di un asilo comunale. Un caso che aveva fatto impennare il dibattito sul costo rischi—benefici per chi dedica il suo tempo alla vita politica.
Pipperi è cresciuto in Forza Italia e fa il consulente finanziario: “Nessuno della mia giunta si è candidato perché questi 15 anni sono stati impegnativi. Tutti abbiamo un altro lavoro e ora agli amministratori non viene più richiesto solo, come un tempo, di avere conoscenza del territorio e saper interpretare i bisogni dei cittadini, requisiti comuni a molti. Un tempo non era raro vedere il sindaco tagliare l'erba al parco o accompagnare gli studenti a scuola, adesso sono chiamati a preparare complessi piani economici o bandi per il Pnrr, ruoli che spetterebbero ai tecnici. E poi, per la scarsità di risorse, ci tocca spesso scegliere se nominare un consulente o dare un contributo economico a una famiglia in difficoltà”.
Pierangelo Migliorati è il titolare di uno dei bar più frequentati e anche il presidente dei bambini e ragazzi che indossano la maglia bianca e rossa del Robecco calcio. Sta discutendo sull’organizzazione della prossima stagione con uno di suoi atleti: “Candidarmi io? Beh, me lo hanno chiesto in tanti, mi basterebbe attraversare la strada - scherza, indicando i pochi metri che lo separano dall’ingresso nella Villa comunale - . Ma non ci penso proprio, non fa per me. E’ vero che come volontario organizzo tanti eventi, ma ci sono troppe responsabilità quando sei sindaco e io, come tutti, non ho voglia di affrontarle”.
Ha anche una sua teoria ‘sociologica’: “Questo è un paese che non ha un’identità sua perché sta a cavallo tra due province. Non c’è una grande unità. La gente non sa se tifare la Cremonese o il Brescia. Ora mi scusi, la lascio che mi aspetta lo spiedo a casa”. Tipico piatto bresciano, in effetti.
Una speranza per il futuro la concede il sindaco: “Nei mesi scorsi, eravamo già consapevoli che sarebbe stato molto difficile trovare un candidato perché in questi anni eravamo l'unica lista, senza opposizione. Abbiamo accolto la richiesta di un gruppo di ventenni che ci aveva chiesto di poter prepararsi alla politica. Abbiamo fatto una decina di incontri per dargli i primi strumenti. Nessuno di loro, e penso sia giusto così perché gestire un Comune, anche se piccolo, è impegnativo, si sentiva pronto per rappresentare la città nella carica più alta. Alla fine gli ‘adulti’ che si erano fatti avanti in un primo momento come possibili sindaci non hanno compiuto l’ultimo passo per motivi vari. Sono fiducioso però che dopo un anno di Commissariamento, alla prima chiamata al voto, ci sarà il mio sostituto”.
E quella telefonata arriverà puntuale.