AGI - “Un grande lavoro di squadra. Abbiamo visto cosa è capace di fare una comunità che è in grado di darsi degli obiettivi comuni e di condividerli. Questa storia ci insegna cosa vuol dire superare gli egoismi e i punti di vista personali mettendo in comune le soluzioni. Credo che in questi momenti così drammatici e incerti, per la guerra e la crisi, coltivare e diffondere questi valori sia molto importante”.
Vasco Errani era alla guida della Regione quando l’Emilia fu colpita dal terremoto nel maggio 2012. A dieci anni dal sisma - 28 morti e 300 feriti e oltre 12 miliardi di euro di danni complessivi - l’ex governatore, ‘uomo della ricostruzione’, intervistato dall’AGI, ricorda le tappe della rinascita di una terra duramente colpita nel tessuto sociale, produttivo e nel patrimonio artistico culturale.
“Nel 2012 - spiega Errani - noi ci trovammo a gestire il terremoto in una situazione per certi versi di vuoto: non esisteva un quadro normativo certo e non c’erano risorse a disposizione. Ricordo, anzi, che era da pochissimo passata la riforma della Protezione Civile che aveva irrigidito moltissimo le sue capacità di intervento. Nonostante questo, grazie ad un dialogo continuo e molto positivo con l’allora capo, il prefetto Franco Gabrielli, e con la sua straordinaria struttura riuscimmo ad intervenire sempre con efficacia. Insieme al governo di allora poi - continua l’ex presidente dell’Emilia Romagna - costruimmo un quadro normativo di intervento che, questo possiamo dirlo, oggi è un po’ un punto di riferimento per le emergenze. Intervenimmo anche con norme regionali importanti, ad esempio la norma per l’innovazione tecnologica nelle imprese che fu cruciale per preservare il distretto biomedicale o l’uso delle white list anche nel settore privato per evitare infiltrazioni della malavita. Infine la gestione concreta della catena operativa, istituimmo subito un Comitato Istituzionale con sindaci e presidenti di Provincia che mi accompagnò in ogni decisione presa e un tavolo di confronto con le forze sociali ed economiche dei territori”.
Giorni frenetici tra paura e dolore
Errani ricorda “i morti, il dolore la paura e la distruzione. La distruzione dei centri storici, in particolare dopo la scossa del 29 maggio, la distruzione di uno dei cuori produttivi del Paese, delle scuole, delle case, dei progetti di tante persone. Un terremoto - spiega - distrugge le opere dell’uomo, le sue comunità, i suoi sogni: è davvero una grande prova”.
Ci fu un impegno comune per tornare alla normalità. “La reazione degli emiliani è stata straordinaria. Da subito ci siamo mossi per la ricostruzione e facemmo una cosa fondamentale: iniziammo dandoci delle priorità. Prima di tutto la scuola, poi il lavoro, la casa, i centri di culto, i luoghi di aggregazione. E gli emiliani – osserva Errani - questa cosa hanno saputo farla come comunità, perché questo è un tratto fondamentale della loro identità che è fatta di queste cose qui: solidarietà, cooperazione, visione del territorio. Senza queste caratteristiche non avremmo visto questo risultato”.
Dopo una prima visita al cratere sismico nel 2017, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tornerà venerdì prossimo nei luoghi più colpiti: a Medolla e Finale Emilia, diventati anche simbolo della rinascita. “Ritengo che sia un messaggio molto significativo – spiega Errani - perché rende omaggio ad una terra, ad una comunità che rispetto alla vicenda del terremoto è riuscita a dare una risposta straordinaria, comunitaria appunto, e ha ottenuto dei risultati per alcuni impensabili rispetto alla ricostruzione. Il presidente Mattarella del resto ci è sempre stato molto vicino, così come il presidente Napolitano, che ritengo doveroso ricordare per il sostegno costante e attento e che fu di grandissimo aiuto in quel drammatico 2012”.
Nel 2016, Errani fu nominato commissario straordinario di governo alla Ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia. E per il futuro auspica una passo avanti nella normativa. “Sarebbe molto utile – spiega - una legge quadro sui terremoti, infatti quel che feci io appena arrivato fu di impostare un metodo di lavoro. Non una legge che entri nel dettaglio, ma che sia in grado di fornire le linee guida fondamentali: soccorso, certificazione dei danni, intervento per gli edifici pubblici, le scuole, i contributi per la ricostruzione”.