AGi- Chi non ha mai visto uno sciame di cavallette all'opera non ha idea della loro rapidità e voracità: in meno di ventiquattr'ore sono in grado di distruggere il raccolto di un intero campo, mandando in fumo mesi di lavoro e di investimenti. Lo sanno bene, a loro spese, gli agricoltori e gli allevatori del centro Sardegna, alle prese, per il quarto anno consecutivo, con un'invasione di locuste di enorme portata e ogni anno sempre più impressionante, cui la Regione Sardegna finora non è riuscita a porre rimedio in maniera efficace.
"Dopo il loro passaggio è come se ci fosse stato un incendio: distruggono tutto, lasciando il terreno a brandelli", spiega all'AGI Giovanni Mureddu imprenditore nell'agricoltura e nell'allevamento in agro tra Ottana e Bolotana (Nuoro). "E sono tantissime, come un fiume in piena, anche solo vederle all'azione è un'immagine impressionante".
Il 2022 potrebbe essere ricordato come l'annata in cui l'invasione delle cavallette si è abbattuta con maggiore violenza: gli imprenditori agricoli delle aree interessate sono unanimi nell'affermare di non averne mai viste così tante già in questo periodo dell'anno, e che è ormai troppo tardi per intervenire, anche perché, secondo il loro parere, gli strumenti messi in campo dalla Regione sono obsoleti e fanno troppo ricorso alla chimica, quindi non sono utilizzabili sui terreni coltivati.
Migliaia di ettari infestati
I primi avvistamenti si sono avuti circa un mese fa nelle campagne della provincia di Nuoro: da Noragugume a Bolotana, e poi Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo, fino alla confinante Barbagia di Nuoro, a Ottana, nella cui piana si trova probabilmente l'epicentro dell'invasione. Circa 25 mila ettari sono giaà infestati e destinati, un numero destinati ad aumentare, perché molte altre uova si schiuderanno con i primi caldi. Le cavallette appena nate non sono ancora in grado di muoversi.
L'impegno della Regione
L'emergenza ambientale ed economica va a sommarsi alle difficoltò del comparto agricolo derivanti dalla pandemia e dall'aumento dei costi delle materie prime. Per fermare la piaga delle cavallette, lo scorso gennaio la Regione Sardegna ha stanziato 800 mila euro per tre anni, 200 mila dei quali per il 2022. La Giunta regionale, su proposta dell'assessora regionale dell'Agricoltura Gabriella Murgia, ha stanziato due milioni di euro per ristorare gli agricoltori che nel 2021 sono stati danneggiati dall'attacco delle locuste.
"È una goccia nel mare: la mia sola azienda, lo scorso anno, per le cavallette ha perso 60 mila euro, e le imprese danneggiate sono centinaia: di quei due milioni di euro quanto mi spetterà?", si chiede Mario Tolu, storico allevatore e agricoltore di Ottana (Nuoro), che ha passato il testimone dell'azienda di famiglia alle due figlie. "E poi, vista la lentezza della burocrazia, prima di vedersi accreditati i ristori passano anni".
Per Tolu, i principali errori commessi nel fronteggiare l'emergenza locuste sono due: i tempi di intervento sbagliati e le modalità. Attivarsi in inverno in vista dell'estate è troppo tardi: già dall'autunno dell'anno precedente dovrebbe essere messa in moto la macchina della prevenzione. E poi, la Regione impiega un insetticida chimico - la Deltametrina - non adatto a terreni coltivati e da pascolo, sostiene l'imprenditore. E lo distribuisce con macchinari - gli atomizzatori - ormai obsoleti e che andrebbero sostituiti da strumentazioni, come i droni, che possono coprire in meno tempo aree molto più vaste.
Come prevenire l'invasione
"L'unica arma efficace e del tutto biologica per contrastare l'invasione delle cavallette", spiega Tolu all'AGI, "è costringere i proprietari terrieri ad arare i loro campi, perché l'aratura periodica distrugge le uova". Lo conferma anche uno studio dell'università di Sassari. Il problema, secondo l'imprenditore, è che sono troppi i campi di proprietà non arati ed è da lì che le cavallette nascono, per poi spostarsi nei campi in cui l'erba è più morbida e saporita, "come i miei, che vengono regolarmente arati".
"E così sono doppiamente beffato: io l'invasione non la alimento, ma le mie coltivazioni vengono comunque distrutte dalle locuste che arrivano dai tanti campi vicini lasciati nell'incuria", dice con amarezza Tolu.
Opinioni condivise da Mureddu, che non nasconde un senso di abbandono da parte della Regione, la quale, a suo avviso, non avrebbe coinvolto il comparto nella decisione delle strategie da adottare per contrastare il fenomeno.
"La politica non solo non ha chiesto parere a noi, che avremmo potuto fornire indicazioni concrete", sostiene Mureddu, "ma non ha nemmeno ascoltato Coldiretti, che negli scorsi anni ha puntualmente proposto come soluzione una lavorazione dei terreni superficiale, operazione che sarebbe già sufficiente a distruggere una grande parte delle uova".
La disperazione degli agricoltori
Anche Mureddu vede i suoi raccolti distrutti da cavallette che provengono dai campi non arati delle aree vicine. E ora è anche costretto ad acquistare il mangime per i suoi animali e i foraggi che non produce più dopo che, negli scorsi tre anni, gli sono andati completamente distrutti dalle cavallette. L'entità del danno del 2022 si conoscerà solo a fine maggio, quando tutte le uova si schiuderanno. Intanto Mureddu, che ormai scottato dai danni subiti negli ultimi tre anni non semina piu' l'orto primaverile, per comprare i mangimi che non può più autoprodursi sta prosciugando i risparmi dell'azienda e ha degli arretrati nel pagamento delle bollette dell'acqua.
"Anche per quest'anno è troppo tardi", si rammarica l'imprenditore. "Eppure basterebbe che la Regione costringesse i proprietari terrieri ad arare, altro che insetticidi. Peraltro, un terreno trattato con la Deltametrina nei venti giorni successivi non puo' essere usato per il pascolo, quindi va bene solo in quelle aziende che hanno terreni abbastanza grandi da poter alternare il pascolo prima in una zona e poi in un'altra".
Quante siano di preciso le aziende agricole coinvolte dall'invasione delle cavallette in questo momento, secondo Alessandro Serra, direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra, e' difficile dirlo. Nel 2019 erano state oltre 120, e sono aumentate di anno in anno. "Di certo la situazione sembra del tutto sfuggita di mano", conclude Mureddu. "Faccio questo lavoro da oltre vent'anni e non avevo mai visto nulla di simile; ancora più grave che possa dire lo stesso mio padre, che ha gestito l'azienda prima di me e che ora ha più di 70 anni. Avrei fatto volentieri a meno di vivere io quest'esperienza".