AGI - La guerra in Ucraina, combinata con un aumento degli sbarchi sulle nostre coste, potrebbe mettere in seria difficoltà il sistema dell'accoglienza in Italia. Questa l'analisi fatta da Matteo Villa, capo del DataLab Ispi, intervistato dall'AGI. La situazione è difficile nonostante quest'anno gli sbarchi di migranti in Italia dovrebbero essere in linea con quelli del 2021, tra i 60 e i 70 mila.
"Sui profughi ucraini - spiega Villa - ci stiamo assestando: siamo a circa 5,5 milioni di persone che sono scappate in altri Paesi dall'inizio della guerra. È un numero molto alto, basti pensare che con la crisi migratoria del 2015 sono arrivate circa un milione di persone in 7 mesi. Tuttavia sull'Ucraina le persone rimaste fuori dal Paese sono 4,2 milioni, mentre quasi 1,3 milioni sono già rientrate.
Sono fughe a causa del conflitto, più si sta via più si rischia di rimanere fuori, ma tendenzialmente c'è la volontà di tornare". Per quanto riguarda l'Italia, poi, "sono arrivati circa 105 mila profughi ucraini in due mesi, una cifra che non abbiamo mai vista. Molti per ora non ricadono sul circuito di accoglienza, perché trovano posto da parenti e amici".
A questa situazione già complessa, sottolinea Villa, si aggiunge il ritorno di un numero importante di sbarchi: "La pandemia aveva sconvolto tutto. Nei primissimi mesi c'era stato un crollo degli arrivi via mare, ma dopo erano risaliti. Possiamo dire che c'è una nuova crisi migratoria iniziata dall'estate del 2020, per cui si contano circa 65 mila sbarchi ogni anno.
Dal 2000 al 2013 in Italia in media sbarcavano 20 mila persone all'anno. Dopo le primavere arabe, negli anni 2014-15-16 siamo arrivati a 150-180 mila. Poi nel 2019 siamo crollati a 10 mila persone, ora siamo tornati a 65 mila".
Quest'anno, secondo una stima di Villa, "è molto probabile non che ci siano flussi enormi, ma che si resti su livelli 60-70 mila sbarchi l'anno. Ma si vanno a inserire, come abbiamo visto, in un sistema di accoglienza che rispetto agli anni scorsi fa più fatica" a causa dei profughi che arrivano dall'Ucraina.
Tuttavia "è presto per avere dati certi, i veri numeri li vedremo nella seconda parte dell'estate, quando si vedranno di più gli effetti dei rincari dei beni di prima necessità" sulle popolazioni più povere, non è escluso che "potremmo avvicinarci anche a 100 mila sbarchi".
Le carestie e l'aumento dei prezzi di beni di prima necessità, secondo l'esperto dell'Ispi, non dovrebbero comunque generare flussi imponenti verso l'Europa e l'Italia: "Le carestie non generano flussi migratori, ma crisi sul posto, lontane da noi. Se le persone non hanno soldi per mangiare, a maggior ragione non li hanno per intraprendere un lungo viaggio".