AGI - L’Italia è un Paese che ha imparato a gestire le emergenze, ma non quello che viene dopo le emergenze. A sottolinearlo è il commissario straordinario per la ricostruzione dopo il terremoto del Centro Italia, Giovanni Legnini, secondo il quale è tempo che il nostro Paese adotti non solo un ‘codice della ricostruzione’ ma crei un ‘dipartimento della ricostruzione’ che si avvicendi con quello della Protezione civile, responsabile degli interventi tecnici di emergenza.
“Non possiamo non fare tesoro delle esperienze drammatiche che abbiamo affrontato” ha detto Legnini intervenendo alla presentazione di ‘Apnea’, il libro di Virginia Piccolillo e Luca Cari che racconta le vicende dei vigili del fuoco che per primi entrarono nella Costa Concordia salvando decine di vite, “Non possiamo ogni volta ritrovarci a ricominciare daccapo con leggi, decreti e norme create appositamente per ogni singola ricostruzione con gravissimo dispendio di tempo e di risorse”. Il commissario ha citato come esempio il caso della legge per la ricostruzione de L’Aquila, venuto quattro anni dopo il terremoto. “Oggi è molto più chiaro che in passato come bisogna tenere insieme la gestione della prevenzione, delle emergenze e della ricostruzione” ha aggiunto, “non mettere a sistema queste conoscenze significa ricominciare ogni volta da zero.
Nell’area del Centro Italia, ad esempio, ha detto il commissario, è stato appena ultimato il censimento di 300 aree franose e delle faglie per individuare le zone in cui ricostruire sarebbe pericoloso.
La ricostruzione, però, ha sottolineato Legnini, non passa solo per le opere murarie e infrastrutturali. “Amatrice” ha detto, “è un esempio dei problemi che si incontrano nella ricostruzione del tessuto sociale dopo un disastro. Per davvero il legislatore ha fatto ciò che mai era stato fatto prima, eppure si fa fatica a dare impulso alla ricostruzione di piccole comunità. Bisogna dar loro la possibilità di riconnettersi mentre si ricostruisce, non con un processo ‘freddo’ in cui lo Stato interviene stanziando fondi senza una reale partecipazione di quelle comunità che sono state colpite e che ne devono essere chiamate a essere le vere protagoniste”.
Sulle esigenze dei cittadini ha chiesto di concentrarsi anche il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, intervenuto alla presentazione proprio nel giorno del quarantennale della creazione del dipartimento della protezione civile. “Noi capiamo e miglioriamo se riusciamo a intercettare le esigenze dei cittadini” ha detto, “le emergenze di oggi sono quelle create dalla pandemia e dalla guerra e se se ne parla poco, ad esempio della gestione del flusso dei profughi ucraini nel nostro Paese, è perché tutto sta funzionando. La Protezione Civile che si trovò ad affrontare il naufragio della Concordia non è quella di oggi. Era un momento critico, la struttura era sotto attacco ed era stata depauperata. Era un intervento completamente nuovo che non si sapeva come affrontare perché era un naufragio, ma era anche come compiere un intervento in un edificio crollato. Oggi bisogna sottolineare quanto quell’incidente sia stato importante per la rifondazione della Protezione Civile, sia sul fronte dell’intervento tecnico urgente che sul dopo, come lo sforzo che è stato fatto per la rimozione del relitto”.