AGI - È di 505 giorni il record dell’infezione da Covid-19 più lunga attualmente nota. Descritto durante il Congresso dell’European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ECCMID), il caso è stato documentato dagli scienziati del King’s College London e del Guy’s and St Thomas’ National Health Services.
I ricercatori, guidati da Luke Blagdon Snell, hanno studiato il virus da nove pazienti Covid-19, uno dei quali, con infezione ancora in corso, potrebbe superare l’attuale record di giorni di positività, pari a 505. “Secondo alcune teorie – affermano gli scienziati – le varianti di Sars-CoV-2 possono evolvere più facilmente negli individui con deficit del sistema immunitario o nei pazienti sottoposti a trattamenti debilitanti come la chemioterapia”.
Gli studiosi hanno monitorato nove pazienti risultati positivi al virus per almeno otto settimane. Seguiti tra marzo 2020 e dicembre 2021, i partecipanti erano associati a sistema immunitario indebolito a causa di trapianti di organi, Hiv, cancro o terapie mediche per altre malattie.
Alcuni hanno sviluppato mutazioni multiple associate a varianti preoccupanti, come le varianti Alpha, Delta e Omicron. Quattro persone sono decedute, due hanno eliminato Sars-CoV-2 senza trattamento, due hanno avuto bisogno di terapie anticorpali e antivirali e l’ultimo aveva ancora l’infezione in corso durante il più recente follow-up, a distanza di 412 giorni dalla prima diagnosi.
Se il tampone risulterà nuovamente positivo al prossimo appuntamento, il paziente batterà il record della precedente infezione da Covid-19 più lunga, che conta ben 505 giorni.
“I pazienti immunocompromessi con infezione persistente – osserva Gaia Nebbia, collega e coautrice di Snell – sono associati a difficoltà maggiori. Sono urgentemente necessarie nuove strategie di trattamento che possano contrastare il rischio di ospedalizzazione e decesso per le persone più vulnerabili”.
“Covid-19 – conclude Snell – può anche manifestarsi come infezione occulta, non rilevabile dal test diagnostico, ma in corso nell’organismo. Abbiamo documentato almeno un caso in cui un paziente ha dimostrato di essere infetto a seguito di un test con risultato negativo”.