AGI - Teneva convention in prestigiosi hotel e postava video su YouTube, forte anche del passaparola di risparmiatori convinti dai rendimenti promessi, il 5% lordo mensile: un ex broker di Cagliari è stato arrestato la vigilia di Pasqua, al suo ritorno in Sardegna, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, al riciclaggio, all'autoriciclaggio e alla truffa, ai danni di circa 5 mila persone in tutta Italia, secondo quanto stimato dagli investigatori.
Roberto Diomedi, 51 anni, è accusato di aver organizzato una rete di società finanziarie, anche di diritto estero, per reclutare gli investitori necessari ad alimentare un sistema piramidale truffaldino noto come 'schema Ponzi'. Un'indagine della Polizia postale di Cagliari, che negli ultimi due anni ha raccolto un centinaio di denunce di raggiri solo nella provincia, e del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, ha svelato una presunta truffa per circa 5 milioni di euro.
Una parte degli investitori, che erano tenuti aggiornati tramite una chat su Telegram, è rientrata in possesso di una parte delle somme, ma la maggior parte non ha ottenuto i rendimenti promessi nè la restituzione del capitale.
Per una quindicina d'anni Diomedi aveva esercitato la professione di consulente finanziario a Cagliari, dopo aver studiato Economia e commercio e tecniche bancarie, poi era stato cancellato dagli elenchi, dopo che aveva cominciato a operare all'estero, fra Dubai, Serbia e Bulgaria.
Quando è stato arrestato, l'ex broker rientrava a Cagliari con un volo proveniente da Duesseldorf. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Ermengarda Ferrarese, al termine dell'indagine coordinata dalla pm di Cagliari, Diana Lecca, ha portato in carcere Diomedi e agli arresti domiciliari la sorella Barbara, 46 anni, di Quartu Sant'Elena. Ad altri quattro indagati, fra i quali il fratello Fabrizio, 41 anni, di Sinnai, è stato imposto l'obbligo di dimora.
Il gruppo che faceva capo all'operatore finanziario era composto anche da una donna di 51 anni, residente in provincia di Varese, che curava il marketing; un uomo di 47 anni, residente a Como, cofondatore e comproprietario di alcune delle società che proponevano gli investimenti; un saudita di 48 anni, residente in Svizzera, considerato la 'cassaforte' dell'organizzazione, che raccoglieva, tramite bonifici, le somme dei risparmiatori; e un uomo di 39 anni, residente a Olbia, ritenuto l'ideatore del progetto iniziale d'investimento e che era il formale proprietario di una società slovena.
Sono indagati anche tre promotori finanziari, due uomini di 39 e 35 anni, e una donna di 33, residenti nell'Oristanese e nel Sud Sardegna. Ai risparmiatori venivano proposti, fra gli altri tipi d'investimento, proprietà immobiliari, diamanti e criptovalute. Il gruppo aveva creato almeno una decina di società, fra cui la Bolton Holding Limited con sede a Dubai e la Bolton First Credit Limited con sede a Londra, alcune gestite da prestanome, secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e telematiche affidate alla guardia di finanza.
Le Fiamme gialle hanno sequestrato un immobile adibito ad albergo a Sardara (Sud Sardegna), del valore stimato di circa 1,5 milioni di euro, acquisito tramite prestanome. In totale è stato disposto il sequestro di beni, fra conti correnti e quote societarie, di 4,5 milioni di euro nei confronti di Diomedi.
Ricostruire il sistema ha richiesto quasi tre anni d'indagini, scattate nel 2018, inizialmente su due distinti filoni: la Polpost ha cominciato dopo le prime denunce di risparmiatori che non riuscivano a riavere i loro soldi (qualcuno ha perso fino a 70 mila euro), mentre la Gdf si è attivata dopo la segnalazione di un'operazione sospetta.
Per svelare la rete di società di diritto estero, anche negli Stati Uniti (in particolare nel New Jersey) e in Gran Bretagna, i finanzieri si sono avvalsi della collaborazione delle Financial Intellingence Units straniere. Nel 2019 una delle società di Diomedi, la Bolton Fist Credit, manifestò interesse a investire, tramite blockchain, nel rilancio dello stadio di Villa Belmiro, in Brasile, dopo alcuni incontri coi vertici del Santos, il club della leggenda del calcio Pelè. Sulla sua pagina Facebook Diomedi pubblicò una sua foto accanto al calciatore brasiliano. Ma poi l'iniziativa, che avrebbe portato a rinominare lo stadio 'Bolton Arena' non ebbe sbocco. Diomedi, in un'intervista, raccontò poi che il progetto si blocco' per volontà del Santos.