AGI - “Inclusione, connettività, impatto sociale, attenzione alla persona”. Sono le quattro parole-chiave del progetto Venywhere usate dal Ceo di Cisco Chuck Robbins nel breve intervento per illustrare, oggi a Venezia nello spazio delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco appena restaurate e da pochi giorni inaugurate, un progetto il cui obiettivo è “promuovere l’insediamento dei lavoratori in smart working” nella città lagunare.
Robbins ha definito l’iniziativa nata tra la Fondazione di Venezia e l’Università di Ca’ Foscari “un’opportunità nell’economia globale e nel futuro del lavoro che cambierà continuamente in una sua perenne evoluzione”.
Per Robbins Cisco pertanto “si propone di sostenere un futuro inclusivo per tutti. Con la tecnologia possiamo incoraggiare le persone e contribuire all'economia globale in un modo che non era mai stato fatto prima. La tecnologia può cambiare anche il modo di lavorare, innovandolo. Il futuro del lavoro è molto più dell'aspetto tecnologico, ma la tecnologia deve servire per crearlo e per creare esperienze inclusive e connettività”.
Venywhere è il nuovo progetto “per offrire alla città e alla popolazione emergente dei workers from anywhere un innovativo strumento di contatto e interazione grazie ad una piattaforma specificamente progettata”.
“Il nostro team People and Community – ha poi osservato Gianmatteo Manghi, ad di Cisco Italia – stava cercando una città in Italia nella quale poter realizzare la combinazione fra il lavoro cosiddetto ibrido e flessibile, dove le persone possono scegliere come e dove poter lavorare una buona parte del proprio tempo e il concetto dell’ufficio distribuito. E adesso sedici giovani colleghi provenienti da tutta Europa stanno lavorando e vivendo questa esperienza con crescente entusiasmo”.
Manghi si è anche interrogato su quali sono le caratteristiche del lavoro del futuro per rispondere che Cisco ritiene “che dovrà e potrà essere sempre più inclusivo” in modo che “ciascuno si senta coinvolto e possa avere l’opportunità di esprimere le proprie idee, i propri valori, le proprie competenze, un fatto di cultura, di processi, di attenzione” ma inclusione “significa anche fare qualcosa che abbia un impatto positivo nella comunità in cui operiamo, fattore incredibilmente importante perché noi come scopo della nostra impresa quello di dare vita a un futuro inclusivo per tutti” dove “riusciamo a creare valore per le comunità e il mondo economico e sociale in cui operiamo”.
Manghi ha ricordato anche che “sì, certo, dobbiamo realizzare ottimi risultati economico-finanziari, ma non è il motivo per cui un’azienda verrà ricordata nella storia ma più per quello che sarà l’impatto che sarà stata in grado di dare al mondo sociale ed economico”.
Altro fattore è la sostenibilità, “in quanto la protezione ambientale è fondamentale”, e Manghi ha ricordato che Cisco ha preso l’impegno di “diventare emissioni zero, ovvero net zero company, nel 2025 negli scopi 1 e 2, e nel 2040 nello scopo 3”. E nel dare un dato, l’amministratore delegato di Cisco Italia ha ricordato che “già in Italia noi consumiamo solo energie rinnovabili e raccogliamo gratuitamente i prodotti a fine del ciclo vita e riusciamo a riciclarne il 98%”.
Mas poi c’è anche un altro tipo di sostenibilità che “è più sociale ed economica, cioè la possibilità di consentire alle persone nell’organizzazione del lavoro di vivere secondo la propria fase di vita, sicuramente le proprie ambizioni professionali, gli obiettivi di business, la produttività, l’efficacia del lavoro ma creando un’armonia con le esigenze personali e famigliari, che possono essere legate ai figli o alle attività di caregiver “.
“Questo tipo di armonia – ha concluso Manghi – è molto positiva per il business, per efficacia e per la soddisfazione delle persone” ma “comporta il superamento di alcuni rigidi schemi che vedevano questi due aspetti in contrapposizione secondo i modelli di impresa e di organizzazione del passato. Noi siamo fortemente interessati a superarli sempre più per creare un’armonia”.