AGI - “Il rischio di infezione da salmonella derivante dalla cioccolata è estremamente basso. Ci sono casi in cui può accadere, ma fortunatamente la filiera di controlli e le inchieste epidemiologiche sono in grado di risalire efficacemente la catena di eventi e individuare il problema in tempi utili”.
A spiegarlo all’AGI Pietro Ragni, vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi dell’Emilia Romagna, medico di Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica, commentando la recente notizia della contaminazione degli ovetti Kinder. Con circa 150 casi segnalati in nove paesi europei, l’epidemia da salmonellosi ha allarmato milioni di famiglie in vista dell’acquisto delle uova di Pasqua prodotte dal noto marchio Ferrero.
“Esistono molte specie di salmonella in natura – afferma Ragni – le più comuni associate alla contaminazione di cibi nei paesi industrializzati sono salmonelle minori, che provocano semplici gastroenteriti. Anche la Typhimurium, il ceppo rilevato negli ovetti Kinder, non è associata a particolari conseguenze per la salute”.
La salmonella è una malattia infettiva dell’apparato digerente, provocata dal contatto con superfici o alimenti contaminati. “I batteri del genere salmonella – continua Ragni – sono molto sensibili al calore, ma resistono al congelamento. Tra gli alimenti più facilmente associati alla contaminazione da salmonella rientrano carne e prodotti derivati come latte, uova e salumi”.
Per ridurre il rischio di contaminazione, non solo da salmonella, ma anche da altri potenziali agenti patogeni, è quindi importante separare gli strumenti e le superfici utilizzati per la manipolazione di alimenti crudi e cotti e mantenere una corretta igiene delle mani una volta entrati a contatto con prodotti crudi.
“Oggi le uova commercializzate vengono pulite accuratamente e il latte viene pastorizzato, per cui il rischio di contaminazione è davvero scarso. Meglio evitare di lavare le uova, perché l’acqua potrebbe facilitare la penetrazione della salmonella all’interno del guscio, in caso di sporcizia si possono spazzolare come si fa con i funghi. In ogni caso è importante sottolineare che le salmonelle hanno bisogno di tempistiche dilatate per riprodursi a quantità sufficienti a provocare un’infezione intestinale, per cui è sufficiente utilizzare le uova poco dopo averle aperte. Anche la sola cottura è efficace per sterilizzare i prodotti”.
“Durante l’infanzia la probabilità di esposizione alla salmonella è più elevata – precisa Ragni – per il fatto che i bambini tendono a portare alla bocca gli oggetti, il che favorisce le infezioni. Il rischio di salmonella, però, è associato a una gastroenterite, per cui spesso non ci si accorge nemmeno di essere entrati a contatto con il batterio. In età avanzata il pericolo di conseguenze gravi è più elevato, così come in caso di soggetti fragili, ma in linea di massima la salmonella non costituisce un rischio per la sopravvivenza dell’individuo. Nella maggior parte dei casi, inoltre, la salmonella provoca solo una gastroenterite. Il trattamento non prevede la somministrazione di antibiotici, per cui una scarica di diarrea non giustifica l’adozione di particolari misure diagnostiche. Nella maggior parte dei casi, l’infezione segue il proprio corso e si guarisce senza particolari interventi”.
La situazione della Kinder
Il medico spiega che l’episodio consente di enfatizzare l’efficacia della catena di controllo. “La capacità di individuare potenziali problematiche è davvero importante – commenta Ragni – la rete di intercettazione delle potenziali epidemie alimentari, che si basa sulla condivisione di dati a livello europeo, ha permesso l’adozione di misure di contenimento del rischio in tempi relativamente brevi. I casi segnalati sono stati relativamente pochi, e non si sono verificate conseguenze gravi".
La Ferrero "è nota per gli standard di sicurezza molto elevati, questo episodio porterà a misure ancora più stringenti. L’ipotesi più plausibile è che si sia verificato un errore nella filiera di controllo e sanificazione. Ad ogni modo negli ultimi decenni si sono verificati diversi casi di contaminazione da Typhimurium negli stabilimenti di produzione industriale di cioccolata, molti dei quali segnalati negli Stati Uniti, che non hanno provocato malattie croniche o manifestazioni acute di malattie dannose per la salute”.
“Per concludere – riassume Ragni – il pericolo di contaminazione non è mai nullo, ma è molto vicino allo zero. Paradossalmente, corriamo più rischi passeggiando per strada piuttosto che mangiando una tavoletta di cioccolata. In questa situazione è fondamentale mantenere la calma e la razionalità. I rischi per la salute associati alla possibile presenza di salmonella nella cioccolata sono generalmente trascurabili”.