AGI – “Una campagna denigratoria sistematica, massiccia, accanita e mirata da potersi qualificare come volutamente persecutoria” portata avanti attraverso “centinaia di articoli” sulla gestione della pandemia. Così l’Ats Insubria, l’azienda regionale di tutela della salute nelle province di Varese e Como, motiva la querela con richiesta di risarcimento “tra i 50 mila e i 250 mila euro” presentata contro il quotidiano ‘La Provincia di Como’ in relazione al lavoro svolto dai cronisti durante il Covid. La richiesta di risarcimento è stata presentata nei confronti dell'editore, del direttore e dei giornalisti.
"I giornalisti hanno speculato su tutto"
“Per circa un anno e mezzo, Ats Insubria è stata vittima di un perdurante attacco mediatico da parte della predetta testata giornalistica, la quale ha incessantemente screditato l’operato dell’anzidetto ente – è scritto nella domanda di mediazione obbligatoria, che segue la denuncia, letta dall’AGI – insinuando il suo malfunzionamento e una gestione fallimentare della pandemia, dalla questione tamponi ai vaccini”.
Secondo Ats, ente della Regione Lombardia, “attraverso una vera e propria opera di strumentalizzazione dell’emergenza sanitaria, ‘La Provincia di Como’ ha cercato di minare la fiducia che la popolazione nutriva nei confronti di Ats. I giornalisti hanno speculato sul numero dei ricoveri, sulla gestione dei pazienti Covid, sulla somministrazione prima dei test e poi dei vaccini per fornire al lettore una ricostruzione artefatta degli accadimenti al solo scopo di danneggiare l’immagine dell’astante e di coloro che ci lavorano”.
L’attacco sarebbe “proseguito nonostante le espresse richieste di smentita da parte di Ats e le informazioni reali fornite settimanalmente alla stampa attraverso apposite conferenze”.
"Denaro pubblico utilizzato contro il diritto di critica"
La replica del quotidiano arriva dall’autore di alcuni degli articoli contestati, Paolo Moretti: “Non è mai successo che un’istituzione pubblica, che tra l’altro ha negato la stragrande maggioranza dei dati richiesti durante tutta la durata della pandemia, decida di utilizzare denaro pubblico per far causa a dei giornalisti accusati addirittura di ‘stalking’".
"Negli articoli contestati ci sono i nomi, i cognomi e spesso i volti dei cittadini che hanno dovuto confrontarsi con problemi, difficoltà e disservizi. Siamo a una nuova fase del concetto di libertà di stampa: ‘Se critichi, ti querelo’”. Con apposita delibera, la Regione ha stanziato circa 18mila euro per le spese del procedimento, compreso il compenso all’avvocato Andrea Mascetti che ha il compito di seguire gli sviluppi della causa.