AGI – Giuseppe Micale da Novara cinquant’anni fa è stato l’ultimo ‘Papa straniero’ a guidare la Procura di Milano, da allora ininterrotto vivaio che lanciava i suoi ‘figli’ al vertice, col Consiglio superiore della magistratura sempre ben disposto ad assecondarla. La memoria storica che ricorda il nome all’AGI è quella di Michele Saponara, 89 anni, avvocato di lunghissimo corso ed ex componente dell’organo di autogoverno delle toghe di sterminata esperienza.
Questa volta invece il Csm ha scelto uno da ‘fuori’, Marcello Viola da Firenze, preferendolo a Maurizio Romanelli che come magistrato a Milano è sbocciato e cresciuto e gode di ottima fama tra i colleghi sia per le qualità professionali che per quelle umane. Non è bastato.
Probabilmente troppa acqua torbida è passata sotto gli austeri ingressi del Palazzo di Giustizia un tempo considerato la ‘gemma’ italiana, esempio di efficienza e trasparenza. Gli ultimi due mandati sono stati segnati da profondi turbamenti risucchiando in un clima di sospetto anche la magistratura milanese nel quadro di un crollo generale di fiducia da parte dei cittadini che sta portando a una riforma dell’ordinamento.
Quando si chiedeva di schierarsi di qua o di là
Prima, dal 2010 al 2015, c’è stato Edmondo Bruti Liberati, coinvolto in uno scontro epocale con un suo numero due, l’aggiunto Alfredo Robledo. Erano gli anni di Expo col sottoposto che accusava il capo di non indagare abbastanza sugli appalti dell’Esposizione Universale per ‘ragion di Stato’, ignorando l’obbligo dell’azione penale. La faida tra i due ha spaccato la Procura. Per mesi bussare alle porte dei pubblici ministeri ed entrare nei loro uffici significava, per avvocati, giornalisti e addetti ai lavori, partecipare a un conflitto aspro e sanguinoso in cui si chiedeva di schierarsi di qua o di là.
Lo scontro è finito con Robledo trasferito a Torino e Bruti minato nella sua forza rispetto ai pm, numerosi, che parteggiavano per il ‘rivale’.
Il record di magistrati indagati
L'arrivo di Francesco Greco nel 2016 sembrava l’elisir perfetto: magistrato che sul campo aveva dimostrato doti di ottimo investigatore, soprattutto nelle inchieste economiche come Parmalat e le scalate bancarie, e uomo incline a non sottrarsi al confronto con l’opinione pubblica e con la politica. Invece. Anche qui, è andato in scena un duello che ha spaccato la Procura, tra il capo e il sostituto procuratore Paolo Storari per le dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Pietro Amara sulla presunta ‘loggia Ungheria’.
A un certo punto, per questa e altre storie si sono contati una decina di pm milanesi indagati dai colleghi bresciani, competenti sui loro ipotizzati misfatti. Un numero da record. Oltre al coinvolgimento nell’indagine bresciana per il caso Storari, da cui è uscito archiviato, Greco è stato addirittura indagato ‘postumo’, dopo la pensione, per abuso d’ufficio nell’ambito dell’indagine su Monte dei Paschi di Siena. Ora tocca a Viola, che proprio di Mps si è occupato per molto tempo, a cui la storia lancia un monito. Nemmeno Micale fu indenne da problemi.
L’ultimo ‘Papa straniero’ spogliò delle indagini sui carabinieri accusati dell’omicidio di Giannino Zibecchi un suo sostituto procuratore, Ottavio Colato, che si dimise per protesta. Poi però ci ripensò e tornò al suo posto. Erano tempo in cui alla fine la pace si faceva.