AGI - "Dio è lontano, Nicola è vicino" e risplende a Bari, come se fosse tra i tetti del Cremlino, sulla cupola a cipolla luccicante di piastrelle verdi di ceramica nel quartiere Carrassi, in via Benedetto Croce. E' lì che si trova la Chiesa Russa di Bari, dedicata a San Nicola: il Santo che unisce popoli e comunità da centinaia di anni. Questa è l'unico esemplare ortodosso nell'Europa Occidentale, in pieno stile moscovita, per importanza e imponenza, per il pregio dei manufatti artistici realizzati all'interno progettati da artisti russi e che, nel tempo, è stata oggetto di conflitti giudiziari, conflitti teologici tra Ortodossi.
La chiesa dello zar Nicola II
La chiesa fu costruita per volere dello Zar Nicola II e della Comunità Russa, commissionata nel 1911 dalla Società Imperiale Ortodossa di Palestina all'architetto Aleksej Viktorovic usev, per accogliere i pellegrini che venivano a Bari per venerare il Santo Patrono. La posa della prima pietra avvenne in una giornata simbolica, il 22 maggio 1913. La data, nel calendario russo, corrispondeva al 9 maggio, anniversario della traslazione delle reliquie nicolaiane da Myra a Bari.
Alla cerimonia parteciparono autorità baresi e russe portarono in dono una grande icona di san Nicola, oltre allo stesso Zar Nicola II che, devotissimo al Santo, partecipò con un lascito personale di diecimila rubli. La costruzione della chiesa fu completata solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Il Vescovo di Myra, venerato in terra di Bari e in Russia, soprattutto dai greco-ortodossi, sarebbe stato ponte tra Oriente e Occidente. Dopo la rivoluzione russa, in seguito alla diaspora, i greci ortodossi, infatti, furono piu' numerosi dei russi ortodossi. La rivoluzione del 1917 e la guerra civile ebbero un effetto tragico sulla sorte della popolazione russa: le chiese in Russia furono demolite o chiuse. Anche la chiesa russa a Bari conobbe tempi difficili, cessò il pellegrinaggio verso le spoglie di San Nicola e iniziò una lunga vertenza fra l'amministrazione comunale e le nuove autorità russe per stabilire la proprietà dell'immobile.
Il Comune di Bari con uno stratagemma giudiziario-finanziario nel 1937 si appropriò della grande struttura, raggiungendo con il principe N. Zhevahov un accordo per cui gli sarebbero state versate 20.000 lire per vent'anni, trasferibili agli eredi in caso di morte. Questi s'impegnava a rispettare la proprietà ecclesiastica della costruzione, a conservare il tempio nella sua funzione religiosa e a destinare all'utilizzo di alcuni locali come scuola materna e come ospizio dell'Istituto per l'infanzia abbandonata "M. Diana". Il principe, però, era scapolo e morì in miseria a Ginevra, principale base operativa della Chiesa Russa dell'emigrazione in Europa, nel 1948, facendo risparmiare così al Comune le ultime nove rate. Nel 1969, in seguito alle politiche ecumeniche del Concilio Vaticano II, insieme a Lucio Demo, si concesse la celebrazione della funzione ortodossa nella cripta della Basilica di San Nicola, proprio in segno di amicizia, di rispetto e di profonda unione con gli ortodossi.
Nel 1998 la svolta: l'amministrazione comunale barese guidata da Simeone Di Cagno Abbrescia sigla un accordo con il Patriarcato di Mosca con cui viene concessa alla Chiesa Russa Ortodossa di usufruire di una parte dei locali di proprietà comunale. L'allora sindaco parlò di vittoria della piccola diplomazia transfrontaliera. Bisognerà attendere il 2001, con l'elezione del metropolita Lavr a capo della Chiesa Russa oltre-frontiera, con i suoi 15 vescovi e circa 15mila fedeli, per una riconciliazione. La tensione comincia ad allentarsi nel 2003 quando il presidente russo, Vladimir Putin, dona una statua di San Nicola, installata sul piazzale antistante la Basilica del Santo a Bari vecchia.
Nel retro campeggia una scritta che recita così: "Possa questo dono essere testimonianza non soltanto della venerazione del grande Santo da parte dei russi, ma anche della costante aspirazione dei popoli dei nostri Paesi al consolidamento dell'amicizia e della cooperazione". La dedica è destinata ai "cittadini di Bari", con cui il presidente ricorda "i legami plurisecolari" che uniscono il capoluogo pugliese a Mosca.
L'intesa con Putin
"Io andai in visita privata a San Pietroburgo - ha raccontato l'allora sindaco Di Cagno Abbrescia - lo dissi all'allora rettore della Chiesa Russa, padre Kuchumov, e mi ritrovai un'accoglienza inaspettata.
Un giorno mi dissero: 'Abbiamo bisogno di una mattinata per farle vedere una cosa'. Mi ritrovai in un capannone, dove mi presentarono lo scultore Zurab Tsereteli: tolsero un telone e mi mostrarono la statua di San Nicola, che era destinata ad un'altra città, ma mi dissero che il patriarcato voleva donarla a Bari. Io dissi che però mancavano le tre sfere, e mi chiesero di mandare loro una foto e le avrebbero aggiunte. Vollero anche sapere dove avremmo collocato l'opera. Tornato a Bari mandai loro la planimetria, la fotografia del santo, e i ringraziamenti. Putin voleva tornare in possesso della Chiesa Russa, ma con la legislazione normale non era possibile, avendo avuto dei finanziamenti europei.
Il Governo italiano aveva sollecitato Putin su alcuni fronti e lui, di rimandò, sollecitò per la Chiesa Russa. Queste due cose coincisero e quando arrivò la statua arrivò il messaggio di Putin". Si arriva così al 14 marzo 2007 con l'intesa tra Putin e il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, in accordo con il sindaco di Bari, Michele Emiliano, in occasione del vertice italo-russo che si tenne a Bari. Dopo l'annuncio fatto durante il vertice, la chiesa è stata ceduta dal Comune, insieme con il palazzo che ospita la prefettura, allo Stato italiano in cambio di un'ampia area demaniale in una zona semicentrale della città e di un contributo di 13 milioni di euro per la riqualificazione di quell'area.
Si tratta della zona che ha sempre ospitato la caserma Rossani, inaugurata proprio nei giorni scorsi. Il presidente russo chiuse definitivamente, dopo la visita a Bari, la frattura nata dalla Rivoluzione d'Ottobre. Il patriarca Alessio II e il metropolita Lavr firmarono l'atto di riunificazione, a unione canonica, fra la Chiesa Patriarcale di Mosca e la Chiesa Russa di oltre frontiera.
La cerimonia ha peraltro avuto grande importanza per Putin perchè lo designa esplicitamente erede delle due Russie, ossia l'uomo che ha risollevato il Paese dal baratro in cui era caduto dopo lo scioglimento per decreto dell'Urss. Ora cattolici ed ortodossi - con Mons. Giuseppe Satriano della Diocesi di Bari - Bitonto e il rettore della chiesa russa di Bari, padre Viacheslav Bachin - hanno continuato a pregare, dopo lo scoppio della guerra, sulla tomba di San Nicola, in quella cripta triabsidata della Basilica dove anche Papa Francesco in passato si è raccolto in preghiera. Bergoglio ha definito la città di Bari "la capitale dell'unità della Chiesa".
Proprio in quel luogo, consacrato da papa Urbano II nel 1089, i pellegrini russi e ucraini, fino a prima della guerra si riunivano in preghiera e per officiare le opportune liturgie, proprio dinanzi alle spoglie del Santo. I pellegrinaggi russi iniziano ad essere documentati in maniera ufficiale a partire dal 1683 e, tra i più recenti, c'è il pellegrinaggio di russi e georgiani del 2018 per le celebrazioni ortodosse in onore di San Nicola: i fedeli hanno gremito la Basilica durante la messa tenuta dal Metropolita Juvenalij di Krutizk e Kolomenskoe, il piu' anziano vescovo della Russia.
Nel post pandemia, nel 2021, Tatiana Shumova, responsabile del Festival dell'arte russa a Bari, è arrivata direttamente da Mosca con un volo privato e con lei altri dieci fedeli: "Siamo qui per l'amore che proviamo per San Nicola, sono felicissima", dissero.
Erano tra i pochissimi pellegrini arrivati dall'estero per la festa ortodossa russa, che si celebra il 22 maggio. La liturgia per il 934esimo anniversario della traslazione secondo il calendario giuliano è stata celebrata dal rettore della chiesa russa di Bari, l'arciprete Viachelsav Bachin. I numerosissimi fedeli che fino a poco tempo fa raggiungevano il capoluogo pugliese, anche grazie a voli diretti Bari-Mosca, sperano di tornare quanto prima a pregare per il Santo. A pregare finalmente per la pace tra i popoli.