AGI - “Paesi e imprese europei dovrebbero puntare sempre più su di un approccio federale per affrontare le sfide del digitale, dalla disinformazione online alla protezione dei dati sensibili. È quanto affermato da Massimo Moggi, presidente e Ceo di Westpole, major del settore digitale, e Professional Affiliate alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in un ‘intervista all’AGI.
“Le sfide che stiamo affrontando nel settore non richiedono tanto grandi progetti calati dall’alto che rischiano di farci arrivare tardi all’appuntamento con l’innovazione, quanto collaborazioni e sinergie tra realtà esistenti che trovino il modo migliore per combinare i loro asset e sviluppare nuove soluzioni”.
“Un esempio – ha proseguito – è il progetto Gaia X che riunisce imprese – tra cui Westpole -attori politici e ricercatori per mettere in campo un sistema europeo di cloud per la conservazione e la protezione dei dati sensibili. Non si tratta di un progetto che parte da zero, ma ha l’obiettivo di creare una rete di ecosistemi di cloud già esistenti per giungere al risultato finale”.
Il modello federale non deve limitarsi, ad ogni modo, solo al futuro della gestione dei big data nel continente. “Sono almeno quattro i campi di lavoro – spiega Moggi – che devono vedere una rapida spinta al coordinamento e alla sinergia, anche perché – a dire il vero – siamo già in ritardo. Oltre a quello della protezione dati, vi è quello dell’Intelligenza artificiale, che – soprattutto per quel che riguarda l’Italia – vede diverse realtà di eccellenza ma troppo scollegate tra loro; il settore dell’informazione dove vi è stato qualche timido progresso sul controllo delle fake news e da ultimo il campo delle blockchain. In particolare questo sta vivendo un momento di assestamento e maturità e offre prospettive che potrebbero risultare essenziali soprattutto nella transizione ecologica".
Su tutto però regna il tema della cyberwar, reso ancor più di attualità dagli eventi in Ucraina e dalle tattiche di hackeraggio russe. “Sul punto è evidente – conclude Moggi – che come si sta pensando ad una difesa militare europea comune, si debba, forse addirittura con maggiore urgenza, pensare ad una difesa cibernetica europea che possa anche tutelare lo spazio democratico di informazione plurale che Internet ha comunque le potenzialità di rappresentare.”