AGI - Fino a qualche anno fa, quando la dodicenne Alessia incontrava per le strade di Nuoro la coetanea Stefania non poteva fare a meno di provare disagio a causa dei messaggi che Stefania - e come lei decine di altri giovanissimi - le inviava al telefono. Parole crudeli e ingiustificate, che come lame facevano a pezzi la sua autostima. Adesso che tutto è alle spalle le ormai maggiorenni Alessia e Stefania non solo sono amiche fraterne e compagne di banco, ma sono anche diventate insieme testimonial per la Polizia di Stato della campagna #Cuoriconnessi, dedicata alla sensibilizzazione e prevenzione del bullismo e cyberbullismo tra gli adolescenti.
L’occasione per incontrarle è la presentazione, agli studenti degli istituti superiori di Nuoro, di 'Le parole nel cuore', docufilm dedicato alla loro vicenda diretto dal giornalista Luca Pagliari, che collabora con la campagna #Cuoriconnessi fin dalle origini e che in questi anni di lotta al cyberbullismo ha creato con Alessia e con la sua famiglia un rapporto di stima e fiducia. Grandi occhi scuri, una cascata di ricci per Alessia, lunghi capelli lisci quelli di Stefania, davanti a una platea di seicento ragazzi ospitati dall’istituto superiore 'Ciusa' del capoluogo le due ragazze non smettono per un attimo di tenersi per mano. Sembra impossibile che, solo sei anni fa, interpretassero loro malgrado i ruoli di vittima e di carnefice.
Mesi di sofferenza
Tutto partì da commenti malevoli sul nuovo colore di capelli con cui Alessia, in seconda media, si presentò un giorno in classe. Una poco di buono, il giudizio pronunciato a cuor leggero da alcune compagne. Una cattiveria detta senza calcolare le possibili conseguenze che raggiunse sempre più orecchie, fino ad assumere una vita propria e più varianti, la peggiore delle quali quella che Alessia portasse sfortuna. Impossibile per lei, da quel momento, uscire senza incontrare ragazzi che si toccassero le parti intime, coetanee che la evitassero o, peggio, che le inviassero messaggi e telefonate d'insulti. Come fece in un’occasione anche Stefania, che all’epoca non conosceva Alessia, ma che agì con leggerezza, assieme ad altre amiche, in un pomeriggio di noia, solo perché erano entrate in possesso del numero di cellulare della vittima.
Mesi di sofferenza che terminarono con una denuncia, da parte dei genitori, alla Polizia Postale, e relativo processo. La sentenza del Tribunale dei Minori di Sassari arrivò nel dicembre del 2017, con il riconoscimento delle sofferenze patite da Alessia. Ma i ragazzi che la tormentavano, all’epoca dei fatti, erano minori di quattordici anni e quindi non imputabili.
Poi iniziano a frequentarsi
Nel frattempo l'ex vittima - seguita a Nuoro dal sociologo e ricercatore Gianfranco Oppo della cooperativa Lariso, esperto nel contrasto al bullismo e al cyberbullismo - e la ex bulla avevano iniziato a frequentarsi e a scoprirsi sempre più vicine. Un’intimità che le ha portate a essere compagne di banco e che ha spinto Alessia, negli ultimi mesi, a chiedere all’ormai amica fidata di diventare sua sodale nella campagna 'Cuoriconnessi'. Un caso probabilmente unico in Italia, che “ha richiesto alla ex carnefice il coraggio di chiedere scusa, e alla ex vittima la forza di perdonare”, come racconta all'AGI Luca Pagliari: “Ciò che hanno fatto queste ragazze non ha bisogno di altre parole. Ai giovani non servono consigli o insegnamenti impartiti dall’alto, ma esperienze, il mettere alla prova la loro intelligenza emotiva e la possibilità di sviluppare il loro pensiero critico”.
Assieme su palco per la campagna della polizia
Il momento di salire sul palco si avvicina. In alcuni momenti, dietro le quinte, Alessia perde la sicurezza in sé: ancora adesso, nonostante abbia presenziato più volte a eventi contro il bullismo in Sardegna e in altre regioni, nonostante oltre settantamila persone l’abbiano seguita nel corso di un evento online di Cuoriconnessi, raccontarsi a Nuoro la spaventa. Ed è Stefania a incoraggiarla e a cercare il suo sguardo, tra parole affettuose e battute per stemperare la tensione, finché il peggio non è passato. “Le parole sono importanti, e fanno male più delle botte: impariamo a misurarle, perché non possiamo mai conoscere fino in fondo il vissuto delle persone a cui ci rivolgiamo, spiega Alessia pochi minuti prima che tutto inizi. A farle eco, con occhi fiduciosi, Stefania: “Sono qui per far sapere che è fondamentale saper chiedere scusa. E che le persone possono cambiare. Io ho sbagliato, e mi dispiace di ciò che è successo. Ma - dice mentre stringe a sé l'amica - questa storia mi ha regalato la cosa più bella che ho adesso”.