AGI - La pandemia non ha cancellato lo spaccio di droga sotto i palazzi degli alloggi popolari di Sant'Elia, alla periferia di Cagliari, anche se l'operazione 'Dama' dei carabinieri del Ros, il 7 luglio 2020, con 33 arresti, sembrava aver liberato il quartiere dai pusher di strada. Quel 'vuoto' e' stato presto riempito.
Gli spacciatori di cocaina ed eroina si sono organizzati in casa, a livello familiare, con un sistema di vedette e porte blindate a protezione dei loro appartamenti dove custodivano le dosi, dopo aver 'colonizzato' con muretti e grate di ferro i pilotis del condominio, illuminati con l'energia elettrica prelevata direttamente da quella del condominio.
L'auto incendiata del brigadiere
Un gruppo di quattro uomini, fra i quali padre e figlio, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Cagliari, nell'operazione antidroga 'Santa Fe', che ha preso il nome dell'auto di un brigadiere bruciata il 29 ottobre 2020 per rappresaglia: il carabiniere, in servizio nella stazione di San Bartolomeo, conosceva bene Sant'Elia e aveva contribuito a una serie di arresti nel quartiere, impegno che gli era costato l'incendio della sua Hyndai Santa Fe.
Padre e figlio e un loro vicino di casa sono finiti in carcere per detenzione di droga ai fini di spaccio, mentre un quarto giovane è agli arresti domiciliari, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Cagliari. I quattro arrestati, che abitavano in appartamenti vicini, facevano parte di nuclei familiari cui era stato assegnato il reddito di cittadinanza
I responsabili dell'atto intimidatorio contro il brigadiere sono rimasti ignoti, ma i carabinieri hanno intensificato la stretta su Sant'Elia, da palazzo Gariazzo a quelli vista mare fra via Schiavazzi e via Utzeri.
Clienti da tutta la provincia e oltre
Erano un centinaio i clienti dei quattro arrestati, dai consumatori di cocaina della buona borghesia di Cagliari, a quelli che viaggiavano da Iglesias, Villasimius e persino da Oristano e Nuoro per procurarsi la droga a Sant'Elia. Gli affari illeciti andavano alla grande: circa 15 mila euro di ricavi al mese, secondo quanto stimato dai carabinieri del Reparto operativo provinciale guidati dal colonnello Michele Tamponi e del Nucleo investigativo provinciale al comando del maggiore Nicola Pilia.
L'attività di spaccio non conosceva soste e avveniva anche tramite un unico telefono cellulare che, secondo l'accusa, i quattro arrestati si scambiavano per gestire le richieste. Dalle intercettazioni è emersa l'intenzione degli indagati di reinvestire nel promettente business. "Ah, se solo avessi 200 mila euro per comprare altra coca, il ricarico sarebbe pazzesco", si rammaricava uno degli indagati.
Durante il lockdown il gruppo, che non conosceva giorni festivi, era arrivato a gestire una media di 30 transazioni al giorno.
Il cilindro col magnete per trasferire le dosi
Durante le perquisizioni a Sant'Elia, condotte prima dell'alba con l'ausilio di un elicottero e dei cani antidroga, sono stati sequestrati 4.900 euro in contanti, 47 dosi di cocaina e 9 di eroina, oltre a una sorta di bussolotto dotato di un magnete, che poteva essere nascosto sotto le auto: un ingegnoso sistema per trasportare la droga ed eludere i controlli delle forze dell'ordine.
Negli ultimi quattro mesi sono tre le operazioni antidroga concluse dai carabinieri del comando provinciale di Cagliari a Sant'Elia e nella municipalità di Pirri, che hanno portato all'arresto di 37 persone.