AGI - L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è configurabile come "un crimine di aggressione che consente alla Corte Penale internazionale di procedere non contro una nazione ma contro il singolo responsabile di un Paese che ha dichiarato e portato guerra a un altro Paese, pianificando, preparando e dando inizio all'azione militare. Peccato però che Vladimir Putin, che ha deciso di invadere l'Ucraina, non potrà essere giudicato da questa Corte".
Ad affermarlo, in una intervista all'AGI, è il giurista Ezechia Paolo Reale che nel 2010, in veste di legal advisor della delegazione diplomatica italiana, ha partecipato alla Conferenza di revisione dello statuto della Corte penale internazionale, tenutasi a Kampala (Uganda).
La Cpi è un tribunale per crimini internazionali, con sede all'Aia, in Olanda, istituito sotto l'egida dell'Onu con competenze, secondo quanto stabilito dallo statuto di Roma, sui crimini di genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, su gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra, e, solo dall'estate 2018 proprio a seguito degli emendamenti di Kampala, anche sui crimini di aggressione.
Ne fanno parte 123 Paesi nel mondo, tranne alcune superpotenze (come Usa, Russia e Cina), e solo in 43, tra cui Germania, Spagna e Italia che ha depositato lo scorso gennaio la sua ratifica, hanno aderito al crimine di aggressione. Non lo hanno ancora fatto nazioni europee di un certo peso come Francia e Gran Bretagna.
"In linea teorica - chiarisce Ezechia Paolo Reale, avvocato cassazionista nonche' Segretario Generale del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights - l'Italia avrebbe gli strumenti per procedere contro Putin in base agli articoli 7, 8 e 10 del codice penale che puniscono secondo la nostra normativa il cittadino o lo straniero che commetta reati in territorio estero, estendendo quindi la propria pretesa punitiva oltre i confini nazionali. Putin potrebbe essere arrestato se vi fosse una richiesta del nostro ministro della Giustizia e se lui si trovasse in territorio italiano".
"Putin, sempre in teoria, se lasciasse il proprio Paese - spiega Reale - potrebbe rischiare l'arresto se la Cpi, che ha tutti i poteri di un'autorità giudiziaria internazionale, avesse un mandato a procedere dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che è l'organo incaricato di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Ma qui c'è un altro intoppo: l'organismo non può agire in quanto la questione riguarda direttamente un membro permanente, cioè la Russia che ha il suo diritto di veto.
Infatti, le decisioni del Consiglio di Sicurezza richiedono il voto positivo di nove membri ma basta il voto negativo di uno dei membri permanenti, per annullare la decisione. C'e' un'ultima questione - conclude il giurista - che non è affatto secondaria e che riguarda proprio l'Ucraina, cui la Russia ha dichiarato guerra: non figura tra le 123 nazioni che hanno aderito alla Corte penale internazionale. In queste settimane non ha fatto altro che chiedere aiuto ai Paesi dell'alleanza atlantica. Ma che cosa aspetta a ratificare lo statuto?".