AGI - Riforma del Consiglio superiore della magistratura e una stretta per quelle toghe impegnate in incarichi politici o amministrativi: via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto di ritocchi in materia di giustizia messo a punto dalla ministra Marta Cartabia che, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha parlato di "riforma ineludibile. Per una ragione imminente, la scadenza del Consiglio attualmente in carica (prossimo luglio, ndr), e per stare al fianco dei magistrati nel percorso di rinnovamento e di recupero della piena fiducia e credibilità, su cui c'era stato un richiamo importante del presidente della Repubblica".
"Abbiamo messo mano al sistema elettorale del Csm - ha spiegato Cartabia - riscritto il capitolo delle cosiddette 'porte girevoli' per i magistrati che entrano in politica, modificato in modo incisivo le modalità di nomina del Csm e dei vertici apicali per evitare 'nomine a pacchetto' e accordi non virtuosi e affrontato anche diversi altri temi, come la valutazione di professionalità".
Stop alle 'porte girevoli'
Sullo sfondo, c'è sempre il caso legato all'ex pm Luca Palamara, da non ripetere più: "Sugli obiettivi della riforma, quale mettere un argine a 'casi Palamara' - ha detto la Guardasigilli - c'è unanimità di vedute in Parlamento, basterebbe misurare l'applauso al presidente Mattarella quando ha parlato della necessità della riforma. E c'è stata condivisione assoluta sui nodi della disciplina vigente sui cui intervenire, come ad esempio le 'porte girevoli' per i magistrati che entrano in politica. Ci sono state differenze, alcune ancora permangono e saranno affrontate in Parlamento, sulla gradazione delle misure".
In particolare, "i magistrati che entrano in politica per via elettorale o per via di incarico poi non possono tornare a svolgere funzioni giurisdizionali. La modifica di oggi introdotta in consiglio dei ministri è quella per cui per gli incarichi tecnici questo divieto, vale se l'incarico stesso dura almeno un anno".
Di fatto sarà vietato esercitare contemporaneamente le funzioni giurisdizionali, e quelle legate a incarichi elettivi e governativi (a livello nazionale e locale), come invece succede oggi. I magistrati che scelgono di presentarsi alle elezioni non potranno farlo nelle regioni in cui hanno esercitato la funzione di giudice o di pubblico ministero nei tre anni precedenti. Concluso il mandato elettorale i magistrati non potranno più svolgere alcuna funzione giurisdizionale, ma saranno collocati fuori ruolo presso il ministro della Giustizia o altre amministrazioni.
Nuovo sistema elettorale per il Csm
Quanto al Csm, la riforma prevede il ritorno a 30 membri+3 di diritto (come era prima della riforma del 2002, oggi sono 24+3 di diritto) e un sistema elettorale misto basato su collegi binominali, che eleggono due componenti l'uno, ma prevede una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.
La composizione del plenum dell'organo di governo autonomo delle toghe prevede 3 membri di diritto (Presidente della Repubblica, Primo Presidente e procuratore generale della Cassazione) e poi 20 togati e 10 laici. Dei 20 togati, 2 sono in rappresentanza dei magistrati di legittimità, 5 pm, 13 giudicanti.
Per l'elezione dei due togati di legittimità si prevede un collegio unico binominale nazionale, sistema maggioritario. Tutti votano, con un solo voto a disposizione. Sono eletti i primi due più votati. Per i 5 pubblici ministeri, si prevedono 2 collegi territoriali binominali, numericamente omogenei. Ogni collegio elegge i primi due (maggioritario), dunque in totale 4. Per eleggere il quinto pubblico ministero, si individua il miglior terzo più votato con calcolo ponderato, cioè in percentuale al bacino elettorale.
Il quinto posto è il miglior terzo sui due collegi. Per quanto riguarda invece i 13 giudicanti, una parte viene eletta con sistema maggioritario, una parte con proporzionale. Otto seggi sono attribuiti con sistema maggioritario binominale (due per ogni collegio): il territorio viene diviso in 4 collegi territoriali omogenei. I primi due di ogni collegio vincono. Altri 5 posti sono invece da eleggere su base proporzionale, a livello nazionale.
Cartabia: una riforma esigente
Ancora Marta Cartabia: "La riforma sul Csm è frutto di un confronto e di un dialogo avviati molti mesi fa anche con il coinvolgimento della magistratura che è stata ascoltata nelle sue richieste. È una riforma esigente nei confronti dei giudici che risponde inanzitutto, e chiedo scusa per il gioco di parole, a una esigenza della magistratura di essere più severa con se stessa".
Per l'elezione del nuovo Csm il governo conta di farcela senza necessità di proroghe: "C'è una norma transitoria proprio per affrontare questa urgenza, i 4 mesi per la composizione dei collegi sono ridotti a 30 giorni dall'entrata in vigore: dovremmo farcela, ne abbiamo parlato oggi in Cdm. Va considerato - ha aggiunto la Guardasigilli - che si tratta di emendamenti ad un disegno di legge delega, già incardinato in Parlamento, siamo già in fase avanzata e mi risulta che la discussione in aula sia stata calendarizzata per marzo".