AGI - Quasi 37 mila casi e una variante, la Omicron, che spinge i ricoveri ai livelli di gennaio 2021. Sono oltre 1000, infatti, i pazienti in gravi condizioni a causa del Covid-19 ricoverati in Israele. E per questo Tel Aviv è diventato nel corso delle settimane l'oggetto perfetto per la propaganda No-Vax. Ma non solo. Anche per coloro che, citando i dati israeliani, spingono chiedendo nuove restrizioni con lo slogan: "I vaccini non bastano".
Ma la realtà è diversa e a descrivere la reale situazione Israeliana all'AGI è Arnon Shahar, responsabile del piano vaccinale di Tel Aviv. "I vaccini hanno cambiato la storia della pandemia nonostante i contagi record. Oggi vediamo una malattia totalmente diversa - spiega -: nelle terapie intensive e nei reparti le persone hanno bisogno meno di ossigeno". "Abbiamo imparato a trattare in modo diverso questa malattia - dice -, cerchiamo di curare a casa i pazienti, anche grazie ai nuovi antivirali".
Certo è che per i soggetti fragili è fondamentale anche la quarta dose, sempre a distanza di 5 o 6 mesi dalla terza. "Per chi è a rischio - pazienti iper fragili, grandi anziani, immunocompromessi - va fatta anche una quarta dose, le nostre ricerche dicono che copre molto bene questo tipo di persone", spiega Shahar.
"Una persona sana e senza fattori di rischio oggi può rimanere con la terza dose che copre dalla malattia grave - dice -. Io però un fragile vorrei coprirlo comunque con un altro booster, perché è molto efficace. Addirittura il doppio per prevenire i contagi". E Israele grazie ai vaccini ha schivato anche nuovi lockdown, ma con una copertura vaccinale maggiore sarebbe stata decisamente meno pesante sulle strutture ospedaliere.
"Questa quinta ondata portata dalla variante Omicron, se fossimo stati vaccinati al 95%, non l'avremmo sentita - aggiunge Shahar -. Nonostante siamo totalmente aperti, sempre grazie al vaccino, e ora abbiamo rimosso anche il Green pass".
E anche a Israele si fa largo il fenomeno dei 'positivi' asintomatici ricoverati per altro. "Ci sono anche da noi persone in ospedale per altre patologie e che vengono scoperte positive a un tampone, ma senza essere gravi - conclude Shahar -. Questi pazienti pensano meno sul servizio ospedaliero, ma vanno comunque isolati".