AGI - Gli episodi di ricatti sessuali online sono aumentati significativamente durante la pandemia. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Victims & Offenders, condotto dagli scienziati della Florida International University (FIU) e della Cyber Civil Rights Initiative (CCRI), che hanno valutato le segnalazioni di sextortion durante la diffusione di Covid-19.
Stando a quanto emerge dall’analisi, gli uomini avevano il doppio delle probabilità rispetto alle donne di cadere vittime di estorsioni online da parte di ricattatori che minacciavano di rendere pubblici video, foto e informazioni sulle loro abitudini sessuali.
Allo stesso tempo, riportano gli autori, giovani, donne di colore e native americane e persone della comunità LGBTQ erano maggiormente a rischio di questo crimine informatico.
Il team, guidato da Asia Eaton, ha eseguito un sondaggio chiedendo a 2.006 adulti statunitensi se fossero mai stati ricattati da persone che minacciavano di rendere pubbliche informazioni sulla loro vita sessuale.
Durante la pandemia, l’FBI, ma anche organizzazioni senza scopo di lucro, istituzioni governative e professionisti legali negli Stati Uniti hanno ricevuto un numero maggiore di segnalazioni di sextortion, definita come “l’atto di minacciare di esporre un’immagine di nudo o sessualmente esplicita per indurre una persona ad ottemperare determinate richieste, come inviare denaro o compiere atti sessuali”.
Il 4,5 per cento degli uomini e il 2,3 per cento delle donne hanno dichiarato di essere stati vittime di questo reato dall’inizio della pandemia.
“Ci aspettavamo che le donne fossero più a rischio – afferma Eaton – ma ci sono diverse possibili spiegazioni per questi valori. Ricerche recenti hanno evidenziato una serie di disparità di genere in molti ambiti lavorativi e familiari, e gli uomini potrebbero aver trascorso più tempo online rispetto alle controparti femminili. Gli uomini in genere sono associati a un rischio più elevato di cadere vittime di truffe romantiche online”.
Le donne nere e native americane avevano circa sette volte più probabilità di subire sextortion e tra i membri della comunità LGBTQ gli studiosi hanno riscontrato un tasso tre volte più elevato di ricatti sessuali rispetto agli individui eterosessuali.
Sarà necessario approfondire queste dinamiche, commentano gli scienziati, per determinare da cosa possa dipendere la variazione del rischio di sextortion.
Le domande sulla violenza sessuale facilitata dalla tecnologia, precisano gli autori, dovrebbero essere aggiunte ai test utilizzati dai professionisti clinici per aiutare a identificare i pazienti che hanno relazioni abusive.
“I programmi di educazione sessuale – conclude Eaton – che trasmettono l’importanza del consenso, del piacere e della comunicazione potrebbero ridurre il rischio di violenza sessuale. Speriamo che il nostro lavoro contribuisca a evidenziare un fenomeno sociale spesso sottovalutato”.