AGI - È caos sul ritiro dei computer portatili ai dipendenti dei tribunali per darli ai neoassunti che affiancheranno i magistrati nell’Ufficio del Processo, la struttura ritenuta dalla ministra Marta Cartabia colonna portante della riforma che si pone l’obbiettivo di velocizzare i tempi della giustizia.
Stando a quanto riferito da diverse fonti sindacali all’AGI, in alcuni tribunali sono stati ritirati, come a Palermo, in altri, come Roma, non ancora e, terza strada, ci sono palazzi di giustizia, come quello di Busto Arsizio, dove sono stati portati via i pc fissi e lasciati i portatili.
"Quei pc servono per smart working e quarantene"
Le perplessità da parte dei lavoratori sull’operazione avviata per agevolare l’inizio dell’esperienza dell’Ufficio del Processo riguardano l’utilità di questi computer che gli vengono sottratti per lo smart working, soprattutto dei fragili e dei conviventi di fragili e per l’isolamento fiduciario.
A decidere di togliere ai ‘vecchi’ per dare ai ‘nuovi’, il cui compito sarà, tra le altre cose, quello di studiare i fascicoli e compiere attività pratiche di facile esecuzione di supporto ai magistrati, è stato il ministero della Giustizia. In un documento del 16 dicembre scorso firmato dalla Direzione Generale di via Arenula, viene spiegato che “in vista dell’assunzione di 8.171 addetti per l’Ufficio del processo presso la Cassazione, le Corti d’Appello e i Tribunali, è stata programmata l’acquisizione di personal computer portatili da assegnare a ogni unità di personale assunto”.
In base alla legge, l’amministrazione dovrebbe reperirli tramite la Consip. Ma la società ‘centrale degli acquisti’ del Ministero ha fatto sapere di non poterlo fare in “tempi allineati alle necessità” a causa “della particolare attuale criticità del mercato mondiale dei personal computer. Di qui la decisione di destinare al nuovo personale, che in parte svolgerà il proprio lavoro da casa e comunque dividendosi con la professione di avvocato, ricercatore o altro, i 6.236 pc già acquistati in precedenza e, in particolare, i 1.935 presi “per lo smart working del personale amministrativo”.
"Per l'Ufficio del Processo dovevano essere utilizzato le risorse interne"
“Da anni il personale viene trattato male - dice Lino Gallo, segretario di FLP, la federazione sindacale dei lavoratori pubblici -. Penso, per esempio, alle mancate promozioni dei commessi che sarebbero dovute avvenire dal 2010 coi soldi accontonati e che gli spettavano per le loro competenze e la lunga militanza. Ci sarebbero persone qualificate che avrebbero potuto sopperire alle esigenze dell’Ufficio del Processo per esperienza, qualità, professionalità, senza la necessità di risorse esterne”. Domani in Tribunale a Milano ci sarà una riunone per decidere le nuove linee dello smart workig in un momento in cui, dice Gallo, "la pandemia non si è fermata".
La replica del Ministero
"C’è una circolare del 24 gennaio, inviata anche alle sigle sindacali, in cui si garantisce che “i pc portatili per il personale saranno assolutamente resi disponibili per coloro, e solo per coloro, che saranno ammessi al lavoro agile da parte dei singoli uffici” è la replica deI Ministero ai sindacati. “E’ notizia che non risponde al vero - proseguono le fonti di via Arenula - che il Ministero non sia in grado di fornire i portatili a chi sarà ammesso al lavoro agile o peggio ancora che si stiano ritirando quelli destinati al lavoro agile”. Sono in arrivo, si legge ancora nella circolare, “ulteriori 32mila pc alcuni destinati al personale per lo smart working altri agli addetti all’Ufficio del Processo”.