AGI - “Senso comune”, “esperienza” e testimonianze delle lavoratrici “disperate”. Su questi argomenti si basa la sentenza della giudice del lavoro di Bologna, Chiara Zompi, che nei giorni scorsi ha dato ragione alle facchine con figli piccoli 'ribelli' ai turni che rendevano impossibile l’accudimento dei loro bambini.
Perché è una "discriminazione indiretta"
Nel dicembre del 2019 la Lis Group che gestisce in appalto il magazzino di Yoox Net a Porter Bologna aveva comunicato a un centinaio di operaie, molte delle quali straniere e senza una rete di appoggio familiare, che dal primo marzo 2020 sarebbe cambiato l’orario di lavoro con due turni dalle 5.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 22.30 invece che un unico ‘centrale’ dalle 8.30 alle 15.30. Molte si erano dimesse. Dopo la lunga battaglia portata avanti da una quindicina di ricorrenti iscritte al Si Cobas e dalla consigliera regionale di parità, Sonia Alvisi, la giudice ha concluso che è stato un caso di ‘discriminazione indiretta’.
Nella sentenza, letta dall’AGI, si spiega che questo tipo di discriminazione si configura “attraverso una condotta, una prassi, un atto aziendale di per sé leciti, e quindi conformi alle normative di tutela dei lavoratori in generale, che però realizzano l’effetto di porre una categoria di lavoratori, quella portatrice del cosiddetto ‘fattore di rischio’ (nel caso di specie rappresentato dalla genitorialità e nella fattispecie dalla maternità) in una situazione di particolare svantaggio".
"Noi disperate dopo il cambio dei turni"
Liuba, madre single, ha raccontato alla giudice: “Il nostro stipendio è intorno ai 1200 euro, non mi posso permettere una baby sitter perché dovrebbe venire a casa mia alle 5 del mattino e farebbe più ore di me, praticamente. Se facessi il turno del pomeriggio sarebbe anche peggio perché la baby sitter dovrebbe andare a prendere il bambino al nido alle 17.30 e restare fino alle 22.30 e sono troppe ore da pagare. Non ho la possibilità di chiamare mia mamma. Ci sono altre ragazze nella mia situazione disperata perché non hanno aiuti per gestire i bambini”.
Le lavoratrici con figli minori, “tradizionalmente e usualmente maggiormente impegnate nella cura della prole”, così la giudice ‘traduce’ la testimonianza di Liuba e di altre sue colleghe, “si sono dunque trovate in una situazione di oggettivo ed estremo svantaggio rispetto a tutti gli altri lavoratori”.
Il magistrato ha anche evidenziato “i gravi disagi e e le alterazioni dei ritmi e delle abitudini di vita, potenzialmente forieri di conseguenze sul benessere psico- fisico dei figli”.
L'azienda ha fatto ricorso
La Lis Group non ha dimostrato, è un altro argomento della giudice, che il cambio dei turni fosse necessario in relazione a particolari necessità, come il trasferimento in un magazzino più piccolo rispetto al precedente. “E’ una sentenza molto importante che va ben oltre la singola vicenda e riguarda tutte le donne lavoratrici, ripagando in parte le operaie dei sacrifici fatti" commenta Eleonora Bortolato, rappresentante del Si Cobas. Entro tre mesi, la Lis Group, che ha presentato ricorso ma la sentenza è subito esecutiva in attesa dell'esito, dovrà assegnare alla lavoratrici madri di figli di età inferiore ai 12 anni un turno centrale o un altro orario concordato.