AGI - L'ondata di variante Omicron in Italia ha fatto impennare i contagi a numeri mai visti prima, nemmeno nei momenti più drammatici della prima ondata, ma finora i ricoveri e le terapie intensive sono rimasti molto sotto i picchi della seconda ondata, quella numericamente più rilevante finora, grazie al fatto che il 90% della popolazione over 12 è vaccinata. E il tasso di malati ricoverati è crollato, dal 4,6% di un anno fa allo 0,8%.
Se martedì 18 gennaio è il giorno del nuovo record di casi di sempre, 228.179, il confronto con lo stesso giorno dell'anno scorso fotografa insomma uno scenario diverse. Il 18 gennaio del 2021 la seconda ondata, che aveva lasciato sul terreno già oltre 50mila morti, era in netto calo: i nuovi casi furono 8.825, addirittura 220 mila in meno rispetto a oggi. Eppure le terapie intensive salivano di 41 unità, mentre oggi sono scese di 2, ed erano all'epoca 2.544 (avendo anche superato quota 4mila a novembre) mentre oggi sono 1.717. Con gli stessi ingressi giornalieri, circa 150.
Anche i ricoveri ordinari salivano, di 127 unità, e arrivavano a 22.884 posti letto occupati: oggi, quando siamo probabilmente al picco, i ricoveri salgono di 220 unità, ma il totale è ancora al di sotto, 19.448. I decessi erano 377, ma calavano da settimane dopo aver superato quota mille, mentre oggi, quando siamo auspicabilmente in cima alla salita, sono stati 434, record della quarta ondata.
Lo scenario, insomma, è completamente diverso: un fiume impressionante di contagi, con un impatto sugli ospedali simile, se non minore, di quando i positivi erano tre o quattro volte di meno. Effetto Omicron, di cui ormai sappiamo la (relativamente) minore severita', ma soprattutto effetto vaccini.
Un dato parla più di tutti: il 18 gennaio 2021 i malati attivi, ossia i famosi "attualmente positivi" del bollettino, erano 547.051, di cui 25.428 in ospedale. Oggi sono addirittura 2.562.156, quasi 5 volte tanto, ma in ospedale i pazienti sono 21.163. In sostanza, l'anno scorso dei malati attivi il 4,6% era in ospedale, quest'anno lo 0,8%.
E nemmeno l'obiezione negazionista per eccellenza, ossia che si fanno più tamponi (oggi oltre 1,4 milioni, altro record battuto, un anno fa 158.674) regge, perché il tasso di positività un anno fa era al 5,6% e oggi al 15,4%: non sono i tamponi a trascinare i casi ma il contrario, e il tasso così alto dimostra semmai che i casi reali sono molto di più di quelli che il sistema ormai riesce a diagnosticare. Tantissimi casi, ma un tasso di ricovero oltre 5 volte più basso.