AGI - Il racconto di un anno di pandemia, proseguita in diverse fasi per tutto il 2021: il piano vaccinale, l’introduzione del green pass, la discussione pubblica che si è innescata, le resistenze dei “no vax” e il dibattito tra i virologi, attraverso le analisi sul web delle conversazioni, degli hashtag e del sentiment, con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6*.
I vaccini
Il monitoraggio sulle conversazioni riguardanti i vaccini è stato effettuato su un campione ampio di persone, non esclusivamente su chi si dichiara “no vax”.
Nel 2021 il sentiment negativo si è distribuito su diversi aspetti del piano vaccinale: ritardi nella somministrazione del siero, logistica, scarsi approvvigionamenti da parte delle aziende fornitrici e soprattutto eventuali effetti collaterali.
Ma la discussione, inaspettatamente, si è concentrata anche sulle tecnologie scelte per produrre i vaccini, a vettore virale (AstraZeneca e Sputnik) e mRNA (Moderna e Pfizer). E di conseguenza sulla loro sicurezza a lungo termine.
Un dibattito sul web e sui social basato spesso su scarse nozioni ed esperienze scientifiche, ma che dimostra quanto sia scarsa l’attitudine ad affidarsi alle competenze di medici e scienziati, e come invece sia frequente selezionare informazioni in rete, prive di accreditamento scientifico, per formulare opinioni e orientare le proprie scelte.
Nel 2021 molti italiani si sono detti favorevoli alla vaccinazione a patto di poter scegliere quale vaccino farsi iniettare, nonostante la comunità scientifica abbia ripetutamente confermando l’affidabilità e sicurezza di tutti i vaccini disponibili negli hub vaccinali.
Tra quelli somministrati sin dall’inizio, Pfizer è stato il più apprezzato, mentre AstraZeneca è quello ad aver generato più perplessità fino a quando era disponibile.
I virologi
Abbiamo analizzato l’indice di gradimento online di alcuni virologi che da mesi stanno cercando di comprendere e prevedere l'andamento della pandemia. Dodici personalità di rilievo in ambito medico scientifico che a diverso titolo, e in taluni casi con differenti punti di vista, hanno commentato la curva dei contagi e le misure per contenere la diffusione del coronavirus.
Generalmente si riscontra un basso indice di gradimento, con alcune eccezioni. Il più popolare è Roberto Burioni, particolarmente apprezzato rispetto ai colleghi. Ma è Ilaria Capua a ottenere il maggior apprezzamento dell'audience, seguita da Giulio Tarro, sebbene con meno menzioni sui social rispetto a Burioni. Due virologi, Capua e Tarro, con opinioni spesso differenti sulla gestione della pandemia, che rispecchiano la polarità delle posizioni nell’opinione pubblica sul covid.
Walter Ricciardi e Massimo Galli sono tra i più presenti in rete all’interno delle discussioni, mentre su Andrea Crisanti, tra i più noti volti televisivi in questi mesi, si concentra bassa popolarità e scarso apprezzamento.
Obbligo vaccinale
Il primo politico a rompere gli indugi nel 2021 parlando di “obbligo vaccinale” è stato il Presidente francese Emmanuel Macron: "È necessario porci la questione della vaccinazione obbligatoria per tutti i francesi".
Le reazioni si sono viste anche in Italia, in un contesto caratterizzato già da molte polemiche sulla vaccinazione. Tra le forze politiche inizialmente è stata netta la contrarietà rispetto alla linea Macron, da parte della Lega e Fratelli d'Italia, mentre si sono dichiarati favorevoli, sebbene con diverse sfumature il Movimento 5 Stelle, Pd e Forza Italia.
#GreenpassObbligatorio, #ObbligoVaccinale e #dittaturasanitaria sono spesso diventati trending topic durante il corso dell’anno, e le audience sul web si sono divise tra favorevoli e contrari. Ma i dissensi sono sempre rimasti rilevanti.
L’analisi delle emozioni nei contenuti mostra valori di disapprovazione, rabbia e tristezza all’90%, c’è evidentemente molta stanchezza per una prospettiva che al momento non è incoraggiante, e il timore di nuove restrizioni o lockdown è molto forte, soprattutto con il diffondersi della variante Omicron, ad alta contagiosità.
Il mondo della politica sull’obbligo vaccinale si riequilibra, almeno a giudicare dalla quantità dei contenuti pubblicati. Solitamente prima della comparsa del covid le Lega e Fratelli d’Italia, erano attivissimi sui social, comunicando alle target audience profilate, con messaggi formattati per raggiungere il pubblico di potenziali elettori, e con strategie di engagement e campagne di social advertising. Ma sull’obbligo vaccinale quasi tutte le forze politiche si sono pronunciate: il (14%) delle conversazioni è attribuibile al Partito Democratico, il (10%) a Italia Viva, Forza Italia (11%): partiti solitamente meno attivi, a fronte di un arretramento della Lega (38%) e Fratelli d’Italia (8%).
Gli influencer del dissenso
Analizzando le frasi e le parole più utilizzate su Twitter associate ad alcuni intellettuali, professori e filosofi emergono affermazioni molto forti, che rappresentano la percezione di una parte dell’audience: “O vaccino o morte”, oltre a “Senza libertà” e “palese incostituzionale”, confermando un trend evidente già da qualche settimana: del coronavirus, contagi, terapie intensive e di tutti gli aspetti sanitari inerenti la pandemia, si parla molto meno rispetto all’inizio dell’anno; la discussione si concentra prevalentemente sulla libertà personale, l’inquadramento costituzionale e giuridico dello stato di emergenza.
Gli intellettuali “no pass” mostrano posizioni differenti, ma sono diventati punti di riferimento, probabilmente in alcuni casi involontariamente, per molti aderenti ai movimenti “no vax” e “no pass”.
Per Massimo Cacciari, il più menzionato nonostante non sia attivo sui social media, l’opposizione al green pass è una questione di principio, perché minaccerebbe la democrazia. La sua preoccupazione riguarda la presunta irresponsabilità della politica che si affida tecnocraticamente alla sola Scienza, senza curarsi dei dubbi dei cittadini, vittime di asimmetrie informative.
Anche lo storico Alessandro Barbero, molto meno citato del professor Cacciari, si è dichiarato contrario al green pass perché si tratterebbe di una mancanza di coraggio per stabilire l’obbligatorietà della vaccinazione e nel prendersi la responsabilità di eventuali effetti avversi. Barbero, tuttavia, ha precisato di essere favorevole all'obbligo vaccinale, a differenza di Paolo Becchi che invece sembra contrario all'intera impostazione del Governo sulla gestione della pandemia.
È arrivata Omicron e torna la paura per la Dad
Con il recente arrivo della variante Omicron, il nuovo ceppo del coronavirus più contagioso rispetto alla variante Delta, sul web la polarizzazione delle opinioni sulla gestione della pandemia non si è attenuata. Il volume delle conversazioni in tutto il mondo cresce alla velocità del virus, il covid monopolizza e orienta le discussioni, ed è stabilmente trending topics sui social. Si teme che Omicron allontani ulteriormente la fine della pandemia.
Stringendo il focus di analisi sulla scuola e la possibilità di tornare alla didattica a distanza (Dad), l’audience percepisce la scuola pubblica nel caos, con una gestione di questa fase della pandemia confusa e contraddittoria, sospesa tra lezioni in presenza e didattica a distanza. L’emotion analysis - l’analisi delle emozioni ricavabili all’interno delle conversazioni online - evidenzia valori di disapprovazione, rabbia e tristezza quasi al 90%.
Suddividendo le conversazioni per le fasce più direttamente coinvolte dall’ipotetico ritorno alla didattica a distanza, ossia gli studenti, i presidi e il Governo, osserviamo livelli di sentiment negativi molto alti.
C’è infatti preoccupazione per eventuali ripercussioni sulle motivazioni degli alunni nei rispettivi percorsi formativi e di conseguenza la compromissione del rendimento scolastico. In molti vedono nel vaccino l’unico modo efficace per non risolvere questa situazione.
Sul Governo si concentrano molte critiche e in particolare sul Ministero dell’Istruzione per le informazioni contraddittorie diffuse sulla Dad.
Per i Presidi, invece, registriamo molte incertezze sui comportamenti corretti e tempestivi da adottare, e dubbi sui dipartimenti di prevenzione che devono garantire la tempistica del testing, applicando le procedure di tracciamento.
* Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte, Pietro La Torre; Design: Cristina, Addonizio; Giornalista, content editor: Massimo Fellini