AGI Con una sentenza pubblicata l'antivigilia di Natale, la Corte costituzionale ha bocciato una norma della Sardegna sull'interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale (Ppr), varata con la legge 21 del 13 luglio 2020. Il governo l'aveva impugnata contestando il fatto che in questo modo la Regione avrebbe sottratto unilateralmente alla copianificazione obbligatoria i beni previsti dal Ppr del 2006, col risultato di sterilizzare specifici divieti contenuti nella disciplina di tutela prevista dal piano, per di più con effetto retroattivo.
L'Ufficio legislativo del ministero dell'Ambiente l'aveva definita un "palese strumento di eversione del quadro delle competenze in materia di tutela paesaggistica". Gli ambientalisti l'avevano ribattezzata 'scempia-coste'. La leggina, infatti, consentiva di allentare le tutele su coste, zone agricole e beni identitarie della Sardegna.
La maggioranza di centrodestra e sardista alla guida della Regione, dopo una battaglia con centrosinistra e M5S durata 43 giorni nelle commissioni e nell'Aula del Consiglio regionale, era riuscita a varare un anno e mezzo fa il provvedimento, per far venir meno la co-pianificazione col Mibac. Il testo era passato con 31 sì, un astenuto e 20 no.
Ora la sentenza della Consulta potrebbe pesare anche sull'esito del giudizio costituzionale atteso su un'altra legge regionale (la n,1 del 2021) in materia di edilizia, il cosiddetto 'nuovo piano casa' che il governo ha impugnato quasi per intero, salvando giusto un paio di articoli.
L'assessore all'Urbanistica "basito"
"Ho letto e riletto la sentenza della Corte Costituzionale, sono basito e amareggiato, ma, ho anche capito che bisogna raddoppiare l'impegno e la lotta contro il neo centralismo", commenta su Facebook l'assessore all'Urbanistica della Regione Sardegna, Quirico Sanna, impegnato nella stesura di una nuova legge urbanistica. "Sarà tutto molto difficile, ma abbiamo il dovere e il diritto di andare avanti".
La battaglia di minoranze e ambientalisti
La norma d'interpretazione autentica del Ppr era stata introdotta nel luglio 2020 con la giustificazione di agevolare le autorizzazioni al progetto della nuova strada Sassari-Alghero, che poi ha comunque ottenuto il via libera questo mese. Le opposizioni in Consiglio regionale avevano contestato la legge, sottolineando come avrebbe finito per trasformarsi in una sanatoria per opere abusive realizzate in passato in contrasto col Ppr.
Gli ambientalisti - fra cui Gruppo d'intervento giuridico (Grig) e Wwf Sardegna - avevano da subito contestato il fatto che "l'interpretazione autentica" con effetto retroattivo avrebbe consentito la riesumazione di vecchie lottizzazioni bloccate a suo tempo dal Ppr voluto dall'ex presidente della Regione Renato Soru.
"Il presidente della Regione autonoma della Sardegna Christian Solinas si sposa (auguri!) e la Corte costituzionale gli fa un regalo di nozze e, contemporaneamente, fa un bel regalo di Natale a tutte le persone che credono che il futuro sia nella salvaguardia dell'ambiente, il bene più prezioso che abbiamo", commenta il portavoce di Grig, Stefano Deliperi, a proposito della sentenza della Consulta arrivata nel giorno del matrimonio del presidente della Giunta regionale.
Nell'estate 2020 Grig aveva sollecitato il governo a impugnare e promosso una raccolta di firme: circa 39 mila persone avevano sottoscritto una petizione a difesa delle coste della Sardegna e a sostegno dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dal mare.
La controffensiva della Regione
Lo scorso 21 giugno la Regione Sardegna, a sua volta, ha proposto un ricorso davanti alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni avverso lo Stato, contestando l'applicazione delle competenze statali in materia di tutela del paesaggio, come ricorda Grig, che alla Consulta su questo punto ha inoltrato una memoria, ammessa a giudizio il 9 settembre scorso. L'udienza si è tenuta il 30 novembre scorso e la sentenza è attesa ai primi del prossimo anno.
"Siamo davanti a un attacco concentrico da parte dello Stato in merito a ogni tipo di iniziativa", aveva dichiarato all'AGI l'assessore regionale all'Urbanistica alcuni giorni prima della sentenza della Consulta. "Questo Stato è cieco e sordo e ha una visione della Sardegna come di una colonia oltremare". La Regione aveva appena ricevuto una diffida su una norma inserita nella cosiddetta legge Omnibus del novembre scorso, un articolo che fa cadere i vincoli di tutela nella fascia dei 300 metri dalle zone umide, introdotti nel gennaio 2021. Il governo minaccia di impugnare anche questa norma.