AGI - Arrestato a Galapagar (Madrid) i latitante Gioacchino Gammino, 61 anni, inserito nell'elenco dei latitanti pericolosi del ministero dell'Interno. E' stato bloccato dalla Dia e dalle unità dell'Udyco della polizia nazionale spagnola, con il coordinamento del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'Aggiunto Paolo Guido, nonché la collaborazione del Servizio per la Cooperazione internazionale di polizia del Dipartimento della Pubblica sicurezza.
Il pregiudicato per associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, è affiliato alla famiglia stiddara degli "Ingaglio" di Campobello di Licata (Agrigento), che, alleatasi con la stidda nissena, negli anni '90 del secolo, aveva scatenato una lunga e sanguinosa guerra di mafia contro gli esponenti di Cosa nostra, con circa 200 omicidi. Alla cattura si è giunti attraverso una complessa attività investigativa dalla Dia di Roma e Palermo che è durata oltre 2 anni.
Chi è Gioacchino Gammino
Gammino, arrestato per la prima volta nel 1984, nell'ambito del procedimento "Abbate +76", poi sfociato nel primo maxi processo a Cosa nostra a Palermo, venne indagato dal giudice istruttore Giovanni Falcone per traffico di droga. Nel '95 venne colpito da un'ordinanza di arresto in carcere per associazione di tipo mafioso per l’omicidio aggravato di Giovanni Smiraglia e Salvatore Curto. Successivamente si è reso latitante ed è stato catturato a Barcellona. L'11 febbraio 1999 è stato estradato in Italia presso la casa circondariale di Rebibbia dalla quale evase il 26 giugno 2002 mentre giravano alcune scene di un film all'interno dell'istituto penitenziario, confondendosi con il flusso dei visitatori che facevano visita ai parenti detenuti.
È trattenuto presso il quartier generale dello dell’Udyco in attesa dello svolgimento delle prescritte procedure di consegna alle Autorità italiane. Il latitante è nipote di Diego Ingaglio, ucciso il 31 ottobre 1991 a Naro, esponente di spicco già inserito in Cosa nostra, poi fuoriuscito dall'organizzazione e resosi promotore di autonomi gruppi mafiosi, che, fra loro alleati, avevano dato luogo alla Stidda. Sull'arrestato pendeva il mandato di arresto europeo, emesso il 29 maggio 2014, dalla procura di Agrigento.